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Non abbiamo paura. San Giovanni Bosco docet
NEWS 3 Febbraio 2020    di Redazione

Non abbiamo paura. San Giovanni Bosco docet

«Già Tertulliano diceva ai pagani: Voi non ci volete perché cristiani: e noi v’abbiamo già empito il vostro esercito… Sì, noi vi abbiamo già empito le vostre curie, traffichiamo con voi nei mercati, ci affratelliamo in tutte le cose, lasciamo a voi solo i templi de’ vostri idoli.

Anche i Salesiani diranno: Voi non volete più frati, né religiosi di qualunque congregazione, e noi verremo a farci laureare nelle vostre università per difendere il più caro patrimonio del genere umano, le verità che salvano. Bene, noi saremo artigiani nelle vostre botteghe e lavoreremo come servi fedeli del Padre di tutti; noi saremo chiamati coscritti nei vostri reggimenti, e faremo rispettare le virtù e la religione che non si conoscono se non per bestemmiarle; oh sì, vogliamo intrometterci tra voi dappertutto, e lasceremo ai nemici della religione solo le tane dei vizii.

I Salesiani si son gettati nel mezzo di una società in movimento, in progresso, ed essi devono dire con vivace parola: Fratelli, anche noi corriamo con voi; e con amabile affabilità fermarli seco, quasi a divertirli con una cert’aria di novità»

[Discorso di san Giovanni Bosco, riportato da monsignor Antonio Maria Belasio, Non abbiamo paura! Abbiamo il miracolo dell’apostolato cattolico di XVIII secoli e le sue sempre nuove e più belle speranze, in “Letture Cattoliche”, n. 322, 1879, p. 59]

«Caro Don Bosco! Come suonano belle e forti e concrete le tue parole, anche nel nostro tempo bisognoso di chiarezza e di cristiani coraggiosi! Con questo programma di pacifica conquista della società, tu ci insegni a essere una presenza, convinti che ciò che portiamo è qualcosa di infinitamente prezioso per l’uomo, per la sua vita, in ogni epoca. Essere presenti è far risuonare nella società la Parola di Dio, l’insegnamento di Gesù, anche attraverso opere ed iniziative davvero cristiane, perché davvero umane, davvero corrispondenti al cuore dell’uomo!» (Monsignor Edoardo Aldo Cerrato, vescovo di Ivrea, omelia di domenica 26 gennaio 2020, fonte)


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