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26.12.2024

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«Non nascono più figli perché si fa la guerra alla famiglia», ammette il New York Times
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10 Marzo 2023

«Non nascono più figli perché si fa la guerra alla famiglia», ammette il New York Times

Ci è arrivato anche il New York Times, la testata più vicina al partito democratico statunitense e dunque con una linea editoriale dallo stampo decisamente progressista, ad ammettere che viviamo in una società “profondamente anti-famiglia” ed è stata una conclusione inevitabile, perché partita da una newsletter, come premette Jessica Grose, autrice dell’articolo-confessione, in questione, in cui aveva lanciato una domanda ai lettori su quali fossero, a loro parere, le cause del calo dei tassi di fertilità nelle nazioni sviluppate e quale fosse invece, il potenziale cambiamento sociale e politico che li incoraggerebbe a mettere al mondo uno o più figli.

Nel suo pezzo Grose oltre a mettere le mani avanti, premettendo di essere «contro le società che cercano di controllare la fertilità in entrambe le direzioni», citando a tal proposito niente meno che«le spaventose politiche pronataliste del dittatore rumeno Nicolae Ceausescu che bandiva la contraccezione e l’aborto, con poche eccezioni» (sia mai il NYT si trasformi in un giornale dall’impronta prolife e profamily…!) tuttavia non ha potuto fare a meno di riportare le numerose e articolate risposte dei lettori che non sono esattamente conformi con la linea editoriale della testata.

Tra i suggerimenti proposti dalla giornalista c’erano: «Congedi familiari più generosi, asili più economici, condono del prestito studentesco, detrazioni per i figli a carico, rimborso del mutuo e pensionamento anticipato». Tra queste idee, la più apprezzata è stata quella sulle strutture per l’assistenza all’infanzia più abbordabili e la cosa più degna di nota, come sottolinea Grose, è che le lamentele non provenivano solo dagli americani, ma anche da genitori canadesi, tedeschi, inglesi e persino degli Emirati Arabi Uniti.

In questo cahiers de doléances virtuale hanno tutti riferito che i costi degli asili erano assolutamente proibitivi. Ad esempio, un trentottenne di Londra, genitore di un bambino di tre anni e di un neonato, ha scritto: «Nel Regno Unito i nostri asili sono estremamente costosi. La nostra famiglia ha un buon reddito, di circa $ 150.000 all’anno eppure non posso davvero permettermi di mandare due bambini all’asilo. Per fare ciò, sto consumando i miei risparmi e conto i giorni fino a quando il mio bambino più grande non andrà a scuola

Un’altra soluzione proposta dai lettori è stato il congedo parentale per entrambi i genitori, retribuito: una mamma ha affermato che la decisione del governo di offrire ai dipendenti federali 12 settimane di congedo retribuito ha incoraggiato lei e suo marito ad avere il terzo figlio. «Mio marito è un impiegato federale, quindi quando io sono tornata al lavoro, lui aveva già la possibilità di stare a casa con il nostro bambino di 4 mesi e questo è sorprendente».

Eppure ciò che i lettori hanno maggiormente invocato non è stata tanto una riforma concreta specifica, quanto una revisione della concezione stessa della genitorialità, da cui deriva la mancanza di supporto a livello pratico, da parte dello stato, nei confronti delle famiglie che ha portato varie «persone di diverso ceto sociale a spiegare i modi in cui si sentivano non supportati». Tra cui «un papà di Seattle che è un insegnante e ha un figlio ha descritto il nostro intero sistema economico come “profondamente anti-famiglia”». Inoltre «Una mamma di quattro figli nella Carolina del Sud ha affermato che le moderne aspettative nei confronti dei genitori le rendono la vita più difficile: “Ad esempio: tieni d’occhio ogni bambino in ogni momento altrimenti se sei un genitore irresponsabile ti mandano i servizi sociali”» .

Insomma, come scrive la stessa Grose «la sensazione è che sarebbe necessario cambiare davvero tanto per indurre le persone ad allargare la propria famiglia». E, come ribadiscono i lettori e forse riporta un po’ a malincuore il New York Times il cambiamento, come ogni cambiamento, comincia dalla testa, dei governanti e della società tutta, in tutte le sue componenti, perché si torni a vedere la famiglia e di conseguenza la crescita demografica, come una ricchezza e le politiche familiari non più come una palla al piede, ma come un mezzo fondamentale per accrescere il benessere della propria nazione tutta. Con buona pace del NYT. (Foto: New York Times, Pexels.com)

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