IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
La presenza nelle Sacre Scritture delle creature celesti beate e dannate ricorda quella dimensione spirituale in cui l’umanità è immersa. Se il razionalismo, il materialismo e lo scientismo portano a considerare vero soltanto ciò che si vede e si tocca, per il credente non può venir meno quel mondo mistico, che rimane certamente un mistero, inesauribile nella sua comprensione, ma realmente esistente.
Il Vangelo è costellato da episodi con la presenza di indemoniati, di Belzebù stesso e degli angeli. Davanti a questo dato non si può semplicemente sostenere che si tratti di una “forma letteraria”: l’insistenza nel richiamare nella Bibbia gli spiriti decaduti sarebbe, altrimenti, fuori luogo o quantomeno esagerata. Esiste, pertanto, una realtà difficile e in qualche modo evasiva, ma innegabile: quel che noi conosciamo è quanto affiora come da un panorama nascosto, che ci oltrepassa e ci sfugge e che adesso possiamo solo presumere e intuire. Il potere impressionante di Satana è così forte e tenace che soltanto la forza del Figlio di Dio lo può piegare e sgominare; anzi, la forza del Figlio di Dio confitto alla croce, e quindi in una condizione di estrema debolezza umana, paradossalmente diviene, senza fatica, potenza assoluta. Lucifero riesce a coinvolgere tutto e tutti, ma di fronte a Gesù soccombe.
Il Crocifisso risorto ricrea un’umanità vincitrice, sottratta all’influsso perverso del Maligno: Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono! Il diavolo (colui che divide) si prefigge di allontanarci dal Signore in modo subdolo e poco plateale attraverso un silenzio tenebroso, quasi assordante, che inclina a non far parlare di lui. Detto altrimenti, il primo scopo del Principe di questo mondo è quello di togliere dall’uomo la felicità divina, insinuando l’idea dell’inesistenza sia di Dio sia – paradossalmente – di sé stesso. Le lettere di Berlicche, uno dei capolavori di C.S. Lewis, ripropongono questo aspetto, descrivendolo in una missiva del demone Berlicche spedita al suo apprendista Malacoda.
L’influsso malefico ha lo scopo di rendere l’esistenza umana confusa, senza una mèta né un significato (ultimo e ulteriore). È il primo ammaestramento a cui è sottoposto il giovane e ingenuo satanasso: gli è inoltre insegnato come la tentazione “diabolica” consista nel mescolare il reale con l’irrealtà, facendo vincere l’ideologia su quanto è evidentemente vero, buono e giusto: l’uomo – si legge nel romanzo – «è stato abituato, fin da ragazzo, ad avere nella testa una dozzina di filosofie irriconciliabili fra di loro, che danzano insieme allegramente. Non considera le dottrine come, in primo luogo, “vere” o “false”, ma come “accademiche” o “pratiche”, “superate” o “contemporanee”, “convenzionali” o “audaci”. Il gergo corrente, non la discussione, è il tuo alleato migliore per tenerlo lontano dalla Chiesa. […]
L’ideale è, naturalmente, di non fargli leggere neppure una riga di veramente scientifico, ma di infondergli l’idea generale grandiosa che egli conosce tutta la scienza, e che ogni cosa che gli avvenga di raccogliere in conversazioni casuali o nelle letture è “i risultati della moderna investigazione”. Ricordati bene che il tuo dovere è di ubriacarlo». C’è quindi, ed è cristianamente innegabile, un mondo invisibile a cui tutte le cose alludono. Non a caso ha lasciato scritto Gaétan Minette de Tilesse: «I demoni contemplano l’invisibile e rivelano ai lettori di Marco la trascendenza della personalità di Gesù. Attraverso il Gesù terrestre essi vedono la gloria del Risorto. Sono in tal modo i teologi di Marco!».
Non basta, di conseguenza, essere informati sul cristianesimo per essere buoni cristiani. Il demonio sa e conosce, ma sta ben lontano da Dio, è conscio che il Messia è venuto a rovinarli. È il Signore Gesù, pertanto, a essere non solo il discrimine per capire ciò che è bene e male, ma anche colui che dà la forza – la grazia santificante – per vivere nella carità da esprimere in ogni atto dell’esistenza. Il suo insegnamento non può che lasciare stupiti: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità.
Rimane decisivo prendere posizione: vogliamo essere avvolti nella luce di Cristo oppure preferiamo rimanere nelle fitte tenebre demoniache o, al più – e forse è peggio –, nell’ombra mefistofelica?
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