Quella di Antonino Baglieri, detto “Nino”, è una storia che oggi parla a un mondo che si innalza a giudice della vita e della morte con le sue leggi mortifere. Nasce a Modica il primo maggio 1951 e un evento durante l’adolescenza segna per sempre la sua vita: all’età di diciassette anni, in seguito a una caduta dal quarto piano dell’impalcatura su cui stava lavorando, Nino rimane completamente paralizzato. Dopo due anni di ricoveri in vari ospedali viene dimesso, ma irrimediabilmente tetraplegico. Dietro la sua dimissione c’è la lotta di sua madre che si oppone ai medici che consigliano l’eutanasia, confidando sempre in Dio e dichiarandosi disponibile ad accudirlo a casa.
È in questa fase di ricerca di senso che ha il suo incontro serio con Gesù, attraverso il Rinnovamento nello Spirito. Aveva sentito che durante alcuni momenti di preghiera del gruppo fossero avvenute delle guarigioni, così comincia a partecipare spinto da questa speranza. Piano piano si accorge che nonostante il corpo non si muovesse, qualcosa dentro di lui stava subendo un moto profondissimo: «Io desideravo la guarigione del mio corpo e invece il Signore mi graziava con una gioia ancora più grande: la guarigione spirituale», raccontava. Come il giorno della sua caduta ha irrimediabilmente cambiato la sua condizione fisica, anche la sua anima ha una data di rinascita: esattamente alle quattro del pomeriggio del 24 marzo 1978, Venerdì Santo, mentre alcuni membri del Rinnovamento nello Spirito e un sacerdote pregano su di lui, avverte una nuova forza interiore.
E con zelo simile a quello che ha mosso i discepoli a evangelizzare, Nino parlava attraverso la radio di Modica e poi Ragusa alla gente, che colpita e commossa, cominciava a cercarlo per ascoltare la sua testimonianza e conoscerlo. Telefonate, lettere e visite di persone provenivano da ogni continente. Lui dava ragione della gioia che era in lui “contagiando” tutti. Si è calcolato che in totale ha scritto settemila lettere, scrisse poi molti libri, sono ancora numerosi i quaderni da pubblicare, e dobbiamo tenere conto che scriveva impugnando la penna con le labbra.
Dal 6 maggio 1982 in poi considera giorno di festa quello in cui ebbe il suo incidente: «anniversario della Croce», così lo chiama. Nello stesso anno aderisce all’Associazione Salesiani Cooperatori. Il 31 agosto 2004 emette la professione perpetua nell’Istituto Secolare Volontari con don Bosco. Muore tre anni dopo, il 2 marzo 2007. Nel 2016 viene prodotto un film dal titolo “L’atleta di Dio”, una pellicola per il cinema che racconta la sua vita. L’inchiesta diocesana sulla sua vita, le sue virtù e la sua fama di santità si è svolta nella Diocesi di Noto dal 2 marzo 2014 al 5 maggio 2024. I suoi resti mortali riposano nel cimitero di Modica.
La chiusura della fase diocesana, secondo l’Agenzia di stampa salesiana, ha avuto luogo domenica 5 maggio, nella Chiesa madre di San Pietro a Modica, durante una solenne Eucaristia celebrata da Salvatore Rumeo, vescovo di Noto. Nella sua omelia, il prelato ha sottolineato: «Oggi, 5 maggio 2024, la Chiesa di Noto, la Famiglia Salesiana e la città di Modica sono in festa per la chiusura della Fase diocesana della Causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio di Nino Baglieri, che proprio in un giorno come oggi – era il 5 maggio 1951 – ricevette il Santo Battesimo divenendo cristiano».
«La preghiera per Nino era tutto: nonostante la sua sofferenza, come una luce che brilla e brucia, è riuscito a contagiare gli altri con il significato della vera preghiera», ha continuato. Leggendo poi la sua vita si è soffermato sulla sua continua ricerca di senso: «Si poneva domande e a queste domande ognuno dà delle risposte che sono conformi alla propria fede, che offre la luce per vedere le cose nel modo giusto, cioè come le vede Dio. Ed è per questo che abbiamo bisogno della preghiera, di entrare in un dialogo d’amore con il Signore. La preghiera è il respiro dell’anima».
Nonostante la sua apparente immobilità fisica, è stato zelante missionario del Vangelo. Come giogo dolce, ha accolto la sua croce e l’ha resa gloriosa portandola con il Signore, accettando di essere stato scelto «da Dio per una missione d’amore [a cui, n.d.r.] ha risposto con fedeltà e amore», ha commentato mons. Rumeo, «Quanti giovani, adulti e famiglie incontrando Nino hanno riscoperto la fede e dato valore cristiano alle loro sofferenze! Il senso del vero apostolato si misura a partire dal dolore e dalla partecipazione alle sofferenze di Cristo!». Nel chiudere l’omelia si è rivolto direttamente a Nino Baglieri a nome di tutti: «Ti siamo grati per il tuo evangelico insegnamento, perché nella tua vita scorgiamo il passaggio della grazia di Dio che continua a parlarci di santità». (Fonte foto: Pexels.com/Facebook)
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