Chi decide chi, come e quando si può andare a Messa? In tempo di emergenza Covid-19, pare che questa decisione sia passata dalle mani della Chiesa a quelle dello Stato. E, no, non stiamo facendo riferimento all’Italia, dove pure accade la stessa cosa, bensì all’America: anche oltre Oceano, infatti, i prelati si trovano a dover sottostare a (rigide) regole di comportamento che non sempre consentono una piena libertà religiosa e di culto. Perché, se da un lato è corretto e doveroso tutelare la salute fisica, dall’altra è altresì compito della Chiesa, Mater et Magistra, tutelare il proprio gregge anche rispetto alla salute dell’anima. Ma questo pezzo ovviamente lo Stato non lo contempla.
È in questa cornice, dunque, che va letto l’intervento di Salvatore Joseph Cordileone, Arcivescovo di San Francisco nell’ambito dell’episodio di questa settimana di The Catholic Talk Show. Il Monsignore, vera anima, domenica scorsa, della protesta cattolica al motto “Free The Mass”, non si è infatti fatto sfuggire l’occasione per replicare alla speaker della Camera – che peraltro si professa pubblicamente cattolica – Nancy Pelosi, la quale aveva richiesto che la Chiesa «segua la scienza» rispetto alle modalità con cui svolgere i servizi religiosi.
Ebbene, per prima cosa Cordileone ha rilevato la diversità di trattamento riservato alla Chiesa: «Perché», si è chiesto, «non lo dicono a nessun altro? Non lo dicono ai negozi, non lo dicono ai saloni di massaggi, non lo dicono ai musei: “Mostraci la scienza che la tua attività è sicura!”. Con loro sono ragionevoli: “Presenta un piano di sicurezza, lo esaminiamo, lo approviamo e puoi tornare in funzione secondo quel piano di sicurezza”». Oltre a questo, quindi, l’Arcivescovo ha sottolineato come in ambito ecclesiale si stia seguendo la scienza, e come quindi la richiesta della Pelosi sia in sé pretestuosa, in quanto già perfettamente evasa. Infatti, secondo uno studio molto recente, realizzato da «tre specialisti in malattie infettive», nell’arco di 14 settimane, con un milione di Messe celebrate in tutto il Paese, «seguendo i protocolli di sicurezza», non vi è stato neanche un caso di contagio «riconducibile a un servizio di culto al chiuso. Non un solo caso su un milione di messe». Quindi, si chiede Cordileone: «Come potresti volere qualcosa di più per essere sicuro che saremo al sicuro?».
LIBERTÀ RELIGIOSA AL CENTRO… VERSO IL 3 NOVEMBRE
Il grande tema sul tavolo pare infatti essere un altro, come accennato in apertura, ossia quello della libertà religiosa: lo Stato deve fermarsi sulla soglia delle chiese e della coscienza dei propri cittadini. Un tema, questo, che è anche al centro delle prossime presidenziali del 3 di novembre, nello scontro tra Donald Trump e Joe Biden. Entrambi, infatti, seppure puntando su tematiche differenti, stanno cercando di intercettare il voto dei cattolici, come rilevato dal National Catholic Register: il primo, con un’attenzione importante alla difesa della vita nascente e, appunto, della libertà religiosa (si veda qui e qui per quanto è già stato fatto); il secondo, andando più sui temi dell’immigrazione e dell’ambiente.
E se il Crisis Magazine prova a fornire una “guida tomista” al voto Usa, dal quale emerge una bocciatura secca nei confronti di Biden, anche sul Timone di settembre, presente nelle edicole di Roma e Milano o anche online, si è trattato di questo tema, con un’intervista al giornalista e docente Antony Esolen (foto a dx), voce di un Primo piano che vede anche le firme di Andrew Spannaus, Germano Dottori e Patrick Deneen.
Esolen, da cattolico, sostiene che alle urne l’elettore americano che crede in Dio dovrà scegliere tra «il male intenzionale e la negligenza», perché né democratici, né repubblicani sono pienamente soddisfacenti: tra i due, ad ogni modo, a suo giudizio bisogna di certo «votare contro il male intenzionale», nell’ottica di guadagnare tempo per dare, nel prossimo futuro, un volto concreto alle istanze cattoliche (anche) in ambito politico.
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