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Natale 2015. Oggi non solo la Mangiatoia è vuota. Tristemente resta «a disposizione» di chi passa
NEWS 2 Dicembre 2015    

Natale 2015. Oggi non solo la Mangiatoia è vuota. Tristemente resta «a disposizione» di chi passa

di Guido Verna

 

Guido Verna collaborava a un quotidiano che negli anni è molto, molto cambiato, il Secolo d’Italia. Il 10 gennaio 2002 inviò a quel giornale un articolo che però non venne pubblicato. Oggi lo pubblica su Facebook. Ed è più attuale di allora.

 

La continua reiterazione dell'appello del Regnante Pontefice alla Nuova Evangelizzazione «nei Paesi di antica cristianità […] [dove] interi gruppi di battezzati hanno perduto il senso vivo della fede» (Redemptoris missio) può essere letta anzitutto come la sottolineatura della sua urgenza, a fronte della considerazione — tanto triste quanto evidente e oggettiva — che «è ormai tramontata, anche nei Paesi di antica evangelizzazione, la situazione di una "società cristiana", che, pur tra le tante debolezze che sempre segnano l'umano, si rifaceva esplicitamente ai valori evangelici» (Novo Millennio ineunte).

Ma, da un altro punto di vista, tale continuità può essere colta anche come il sintomo della rilevazione, altrettanto continua, della sordità degli ascoltatori, nei cui padiglioni auricolari la stratificazione storica del cerume ideologico e mondano ha raggiunto ormai uno spessore tale da permettere solo il passaggio dei rumori ad alto volume della modernità politicamente corretta.

Una riprova di queste condizioni – riprova senz'altro marginale, di periferia, ma forse proprio per questo più significativa – l'ho avuta da un episodio «natalizio» avvenuto nella città in cui vivo e che appena qualche mese fa era stata gratificata della visita di Giovanni Paolo II. Mentre gli echi «politici» di questo evento straordinario sono tenuti in vita dal sindaco diessino che continua con esso a impreziosire il suo curriculum amministrativo, sul piano più immediatamente religioso gli esiti non appaiono entusiasmanti, se è potuto accadere quanto segue: gli alunni di una classe del Liceo artistico e gli ospiti di una Casa Famiglia hanno preparato un presepe in una via della città, in cui – sulla paglia simboleggiante la mangiatoia – sotto la protezione della stella cometa, campeggiava questa scritta: "La culla è vuota. Ognuno metta il suo Dio".

Mi pare evidente come questo episodio – pur nella sua premessa marginalità – possa essere assunto generalmente come paradigma descrittivo dell'attuale, impressionante condizione della cattolicità italiana, che — anzitutto per se stessa — ha sempre più bisogno impellente di Nuova Evangelizzazione, cioè di una ri-evangelizzazione, che, peraltro, ha caratteristiche di novum storico, giacché non si tratta di evangelizzare barbari ignoranti bensì apostati «sapienti».

Non siamo di fronte, infatti, a soggetti che «non sanno», ma a soggetti che «sanno» – male, malissimo forse, ma «sanno» – e che, per un applauso in più, «svuotano» di senso il loro «sapere» e – per rimanere in una prospettiva solo umana – tagliano le loro radici, pervertono la loro storia e si aprono verso un futuro indistinto e magmatico.

La mangiatoia non è solo vuota: è – di più – «a disposizione». Il mondo ideologico che questi ragazzi hanno alle spalle ha cercato di espungere Dio dalle domande dell'uomo, predicando l'ateismo e identificando la religione con l'oppio. Quello che invece hanno di fronte ha dovuto prendere atto della ineliminabilità di quella domanda, ma ha preparato per tempo la risposta, che un amico ha mirabilmente sintetizzato in questo paradosso: non sono riuscito a farti morire di fame, ti farò allora morire di indigestione (anche di oppio: e non più metaforico…).

Vuoi ancora Dio? Ti darò gli dei! Non uno, ma mille. Avanti, allora, nel supermarket delle religioni, ad acquistare il kit per costruirti il Dio su misura, a tua immagine e somiglianza, per organizzare la tua morale, la tua tavola dei valori; però, mi raccomando, che sia malleabile, non rigida, ma adattabile a qualunque novità, per non rimanere «scoperto» e per poter continuare a opporre alla ottusità perenne della Chiesa il tuo sprezzante «secondo me».

Quella culla vuota in provincia – non importa quanto volontariamente – rappresenta perciò il vuoto dell'Occidente cristiano, in preda a fantasmagorie relativiste che stanno cercando di distruggere anche le identità residuali, addirittura gli echi formali del suo passato, forse per impedire che – pur nella loro apparente insignificanza – possano da qualcuno essere invece assunti per «ri-cordare» e per «ri-cominciare».

E poiché nell'Occidente – per il non trascurabile fatto che la barca di Pietro è approdata a Roma – l'Italia ha un ruolo di guida – e, quindi, di responsabilità, tanto grande quanto dimenticata – la Nuova Evangelizzazione dovrebbe, non solo di necessità ma anche di principio, cominciare proprio dalla nostra penisola.

Il card. Biffi nella sua omelia di Natale ha detto: «La dimenticanza della propria origine e del proprio destino è alla radice di ogni insensatezza e di ogni sottile alienazione umana». E se, da un lato, nel mondo cattolico «di base» gli interventi degli otorino – anzitutto istituzionali ma, nel caso, anche volontari e di surroga – dovrebbero cominciare al più presto e moltiplicarsi, dall'altro – quello degli uomini politici dichiaratamente cattolici, ma non solo – se potessi dare un consiglio, direi loro che il primo gesto per ri-cominciare a ri-ordinare gli elementi che compongono l'origine e il destino dell'Italia – e, quindi, dell'Europa e dell'intero Occidente – consiste simbolicamente proprio in questo: rimettere quel Bambino nella culla.