Il giorno 23 aprile alle 15.40 è deceduto nell’ospedale di Genova, Padre Carlos Miguel Buela, fondatore dell’Istituto del Verbo Incarnato e dell’Istituto “Serve del Signore e della Vergine di Matarà”. Entrambi gli Istituti contano un ramo contemplativo ed uno apostolico e, nel giro di quasi 40 anni, si trovano in missione nei cinque continenti con circa 3.000 religiosi, pronti a partire per i luoghi più disparati, spesso quelli “dove nessuno vuole andare” ( penso ad esempio all’ unico parroco cattolico della striscia di Gaza o alle suore di Aleppo).
La cifra della “Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato” è la santa allegria e lo spirito familiare che unisce tra loro i suoi membri e che attrae sempre più giovani, tanto che le sue vocazioni si sono quasi triplicate negli ultimi anni.
Essendo “essenzialmente missionari e mariani” i loro apostolati si svolgono in parrocchie, scuole, ospedali, case per disabili, orfani ed anziani. Non mancano le iniziative in favore delle famiglie e della gioventù, attraverso l’Oratorio, campeggi ed incontri di formazione durante i quali si possono ammirare tanti giovani intenti a giocare, ballare ma anche approfondire la propria fede, pregare e vivere l’ adorazione eucaristica, anche notturna. A dimostrazione che la fede cattolica non cessa di essere attrattiva anche per i giovani, quando è testimoniata e vissuta con radicalità evangelica.
Certamente la morte di padre Buela rappresenta un grosso dolore per i membri maschili e femminili dell’ Istituto che, pur senza alcun culto della personalità, del tutto alieno dalla mentalità del fondatore, riconoscono in lui un padre e un maestro che ha saputo indicare una strada ricca di frutti e di benedizioni.
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