Se fosse approvata, si tratterebbe di un passo importante contro lo sfruttamento e la mercificazione della vita umana. Parliamo della proposta di legge, avanzata dal centrodestra, per rendere reato universale l’utero in affitto, già illegale in Italia e che ieri pomeriggio è approdata alla Camera dei deputati. Un modo concreto per mostrare, come sottolinea anche Massimo Gandolfini presidente del Family Day, nel suo comunicato stampa che «al centro dell’ordinamento italiano non ci sono i desideri degli adulti ma il diritto del bambino a non essere selezionato, venduto e strappato dal seno materno a pochi secondi dalla nascita e quello della donna a non finire in un mercato di corpi che rende la maternità e la gravidanza un servizio a pagamento». Infatti, se passasse la legge in discussione, qualunque cittadino italiano che facesse ricorso, all’estero, a questa pratica, sarebbe perseguibile secondo la legge. A questo argomento ha dedicato ampio spazio il nostro giornale, nel numero di maggio della rivista (qui per abbonarsi) e torna ad occuparsene in questa intervista con monsignor Suetta, vescovo di Ventimiglia-Sanremo.
Oggi arriva alla Camera la proposta di legge che definisce l’utero in affitto reato universale e che prevede la perseguibilità del cittadino italiano che all’estero ricorre a questa pratica. Il ddl è già passato in commissione giustizia. Che ne pensa? «La ritengo una proposta di legge assolutamente buona, soprattutto nel suo aspetto formativo della coscienza. Capisco d’altronde che nelle relazioni internazionali e nella gestione delle procedure, non sarà semplice far valere un principio del genere, però il fatto che un parlamento, uno Stato, promuovano ed eventualmente approvino una legge di questo tipo, è davvero importante, direi anche utile al contrasto di un modo di pensare oggi molto diffuso.»
Alcuni esponenti del centrosinistra hanno definito questo disegno di legge una “bandierina ideologica della destra”. Come dovrebbero votare i cattolici, ci si dovrebbe aspettare un voto compatto al di là degli schieramenti politici? «Assolutamente sì. Credo che sia troppo etichettare come ideologico un convincimento diverso dal proprio. Peraltro l’ideologia sta esattamente dall’altra parte. Chi tutela un bene, un valore autenticamente umano, non è ideologico. Lo è, invece, chi, in base a idee e a schemi di pensiero preconcetti o negativamente motivati, vuole imporre alla società intera una sorta di arbitrio assoluto in nome di una fraintesa libertà.»
Il segretario di +Europa considera il testo già passato in Commissione giustizia come un provvedimento da “Stato etico”. E imporre una concezione di famiglia, non contenuta nel matrimonio come istituzione giuridica riconosciuta dallo stato, come si può definire? «Il segretario di + Europa fa questa affermazione partendo dai suoi presupposti di pensiero: esattamente le convinzioni, che un cattolico non può condividere, dal momento che lo stato non può considerarsi o essere ritenuto l’arbitro assoluto della moralità. Sarebbe una sorta di monopolio sovranista da parte dello stato in un ambito sacro e inviolabile. Lo Stato deve necessariamente riferirsi a quelli che sono i principi fondamentali dell’etica e quindi del bene e del male. Di fronte alla violazione di un principio fondamentale, in questo caso dinanzi alla violazione della dignità umana, lo stato ne deve tutelare il valore. Non è sbagliato richiamare, soprattutto i cattolici, al fatto che, se l’autorità viene da Dio nessun potere politico è assolutamente autonomo o autosufficiente. Sembra un discorso fuori moda, ma ad esso si deve far riferimento se si vuol ragionare con giusta lucidità». (Foto: Facebook/ Pexels.com)
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