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Mons. Oster sulla apertura delle Olimpiadi: «È una cultura che taglia le radici e rifiuta Dio»
NEWS 30 Luglio 2024    di Giuliano Guzzo

Mons. Oster sulla apertura delle Olimpiadi: «È una cultura che taglia le radici e rifiuta Dio»

«I cristiani che prendono sul serio la loro fede, anche in questo aspetto, sono i veri oppositori di una società che si secolarizza a un ritmo mozzafiato». La vergognosa cerimonia di apertura delle Olimpiadi continua a far discutere nel mondo cattolico. Così, dopo le nette e ferme prese di posizione dell’episcopato francese, e del cardinale Gerhard Ludwig Müller, un altro intervento – da cui arrivano queste parole riprese in apertura – si è levato per commentare l’accaduto: quello di monsignor Stefan Oster, vescovo tedesco, responsabile della pastorale per lo sport.

Oster – che abbiamo già richiamato su queste colonne in quanto pastore convinto che allontanarsi dalla tradizione «accelererebbe la dissoluzione» – ha tenuto a sottolineare come, quanto visto a Parigi, difficilmente possa essere presentato come rito pagano: «Le drag queen imitano Gesù e gli apostoli e trasformano il tutto in una festa queer con una sfilata di moda. È possibile, come sostengono ora alcuni commentatori, che in una sequenza di scene successiva si trovino echi dell’immagine di un “pasto degli dei”. Ma mi sembra che la prima scena, così ricordi molto chiaramente il famoso quadro dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci».

Una performance, quella dell’apertura delle Olimpiadi, subito difesa dalle critiche da tanti osservatori che hanno tirato in ballo, manco a dirlo, il concetto di libertà. «Ma per noi cristiani», ha osservato il vescovo tedesco, «in realtà non esiste concezione della libertà che non rimandi in qualche modo a Dio. A un Dio che originariamente ci ha donato una libertà che si fonda innanzitutto sulla nostra immagine presso di Lui, che è assolutamente libero. Ma noi come esseri umani ci siamo allontanati da Dio e che siamo quindi diventati prigionieri della lontananza da Dio, del peccato, del male e della morte».

In questo senso, per Oster la cerimonia di apertura dei Giochi non è solo una forma di libertà apparente e rovesciata – cioè di celebrazione della nuova prigionia contemporanea -, ma anche un’immagine di una «società che si sta staccando dalle radici su cui è cresciuta. Mi sembra che la maggior parte di questa cultura voglia sbarazzarsi di Dio sempre più consapevolmente e quindi essere senza Dio». Ecco che allora, in questo contesto i cristiani diventano realmente gli «oppositori di una società che si secolarizza a un ritmo mozzafiato», e forse anche per questo sono fatti così sistematicamente bersagli di irrisione e scherno, in un processo che difficilmente si fermerà.

Ne è ben consapevole il prelato tedesco, che proprio per questo avvisa: «Impariamo da Gesù la cosa più importante: dobbiamo aspettarci che le cose continuino così nella nostra società occidentale. “Se hanno odiato me, odieranno anche voi”, sono le sue parole, e potremmo aggiungere: “Se hanno deriso me, allora lo faranno anche con voi”. Ma rimase non violento e alla fine amò anche coloro che lo uccisero […] Noi cristiani dobbiamo al mondo questa verità, questa vita che ci rende veramente liberi. Glielo dobbiamo attraverso la nostra testimonianza. Anche se ci costa molto».

Monsignor Oster in definitiva ci invita pertanto a non farci particolari illusioni, perché l’oscena rappresentazione parigina altro non è che è un saggio di quel che ci aspetta. Tuttavia, sempre il vescovo tedesco esorta a non scoraggiarsi, ma a dare allo stesso modo che si fa beffe del Cristianesimo una testimonianza di fede. Perché, come ha ben detto con parole chiarissime che non abbisognano di alcun ulteriore commento, «questa vita che ci rende veramente liberi». (Foto: Screenshot Eurosport, YouTube – DSM/MSFS, YouTube)

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