Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo l’introduzione del presidente dei vescovi polacchi, monsignor Stanisław Gądecki, al libro “Uccisero anche i bambini. Gli Ulma, la famiglia martire che aiutò gli ebrei” di Paweł Rytel-Andrianik e Manuela Tulli (Ed. Ares, pag. 152, € 15,00).
Desidero ringraziare il Santo Padre per avere decretato la beatificazione dei Servi di Dio Józef e Wiktoria Ulma e dei loro sette bambini. Desidero ringraziare anche la Santa Sede, e in particolare il cardinale Marcello Semeraro e tutto il Dicastero per le Cause dei Santi per il lavoro svolto per giungere a questo passo così importante. Ringrazio anche l’arcivescovo Adam Szal della Diocesi di Przemyśl per aver curato la fase diocesana del processo di beatificazione.
La Comunità ebraica in Polonia è stata sempre molto importante, non solo perché fino alla Seconda guerra mondiale è stata la minoranza più numerosa nel Paese, ma anche perché, come affermò san Giovanni Paolo II il 13 aprile del 1986, essi sono i «nostri fratelli maggiori».
Cito di seguito una parte della lettera della Conferenza episcopale polacca che è stata letta nelle chiese di tutta la Polonia.
«La vita dei Venerabili Servi di Dio Józef e Wiktoria consisteva in innumerevoli sacrifici e gesti d’amore quotidiani. Il frutto dell’adozione di questo stile di vita fu la decisione eroica di aiutare gli ebrei condannati allo sterminio. Non si è trattato di una decisione affrettata, ma il risultato della lettura della Parola di Dio, che ha formato i loro cuori e le loro menti, e quindi il loro atteggiamento verso il prossimo. […] Józef e Wiktoria decisero di accogliere otto ebrei, nonostante la minaccia di morte da parte dei tedeschi per chi aiutava a nascondere gli ebrei. Nella soffitta della loro piccola casa si rifugiarono tre famiglie: i Goldman, i Grünfeld e i Didner. Per molti mesi hanno assicurato loro un tetto e il cibo che, in tempo di guerra, è una vera sfida. Il loro atteggiamento di abnegazione ebbe il suo tragico epilogo il 24 marzo 1944. I nazisti tedeschi irruppero nella loro casa e spararono crudelmente agli ebrei nascosti, e poi davanti agli occhi dei bambini uccisero Józef e Wiktoria. A completamento della tragedia uccisero i bambini. […] Il loro atteggiamento eroico è una testimonianza del fatto che l’amore è più forte della morte».
È pertanto significativo che una famiglia intera sia beatificata per aver aiutato degli ebrei. «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13).
È inoltre importante il fatto che tutti i figli vengano beatificati insieme ai genitori, e a causa del Battesimo di sangue, sarà beatificato un bambino che era ancora nel grembo della madre, fatto che non era mai accaduto prima.
Ringrazio papa Francesco anche perché, con questo gesto della beatificazione di un bambino che stava per nascere, offre speranza a tanti genitori i cui bambini muoiono ancora nel grembo della madre o subito dopo la loro nascita.
Sono stato all’inaugurazione del museo di Markowa, il quale rimarrà un esempio di dedizione e di amore cristiano, un segno dell’amore di Cristo che ci colpisce ancora oggi.
*Arcivescovo metropolita di Poznań – Presidente della Conferenza episcopale polacca
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