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Mons. Broglio: «Dobbiamo proclamare la nostra fede nell’Eucaristia»
NEWS 13 Novembre 2024    di Federica Di Vito

Mons. Broglio: «Dobbiamo proclamare la nostra fede nell’Eucaristia»

L’arcivescovo Timothy Broglio, presidente della conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha invitato l’assemblea dei vescovi riunita martedì (qui il discorso integrale) a Baltimora per sostenere e proclamare l’insegnamento della Chiesa sulla dignità umana sulla scia delle recenti elezioni.

Il presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha poi ritenuto opportuno, in questi giorni di nuovo assetto politico, proporre la lettura del libro dei Maccabei, anche per ricordare la fedeltà del popolo eletto «in un tempo di oppressione, assimilazione forzata e dominio»: «La fedeltà di un piccolo gruppo è stata sufficiente per garantire una vittoria temporanea sugli oppressori, ma soprattutto la conservazione e la consegna della fede ebraica alle generazioni successive fino ai nostri tempi».

«Ovviamente la situazione politica non è stata priva di confusione», ha continuato, «della debolezza di alcuni e della guida di altri. Il concetto di fedeltà e di trasmissione della fede sono cari a tutti i credenti e a noi successori degli apostoli». Parlando della situazione specifica degli Stati Uniti, ha poi rievocato i «pensieri del Congresso eucaristico […] e quel momento di celebrazione della Presenza reale del Signore in mezzo a noi, sicuramente un momento culminante, si parla ancora dell’esperienza vissuta a Indianapolis».

Per questo ora i vescovi devono impegnarsi, secondo quanto detto da mons. Broglio, a «passare a una fase di missione». Citando Paolo VI, «è solo nel messaggio cristiano che l’uomo moderno può trovare la riposta alle sue domande e l’energia per il suo impegno nella solidarietà umana», ha esortato i vescovi a continuare «la missione di proclamare la nostra fede nell’Eucaristia, per aiutare i fedeli a scoprire o approfondire il suo significato e per prolungare gli effetti positivi dei primi due anni del Risveglio eucaristico». «Fin dal battesimo», ha specificato, «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, scaturisce l’identità del popolo di Dio, che si attiva come chiamata alla santità e all’invio in missione per invitare tutti gli uomini ad accogliere l’invito alla Salvezza».

Parlando poi del documento finale prodotto dal Sinodo, ha aggiunto che molte delle pratiche sinodali che sono già comuni negli Stati Uniti devono ancora essere introdotte in altri Paesi. «I consigli parrocchiali, i consigli finanziari sia parrocchiali che diocesani, i consigli presbiterali, il collegio dei consulenti, il Comitato consultivo nazionale e così via non sono universalmente impiegati nella Chiesa», ha detto. «Alcuni partecipanti al sinodo sono rimasti sorpresi da quanto siano comuni questi casi nella nostra nazione». «Anche la nostra conferenza ha cercato di introdurre uno stile più sinodale nelle assemblee plenarie con il giorno di apertura dell’ascolto del Signore in preghiera, i momenti di dialogo fraterno e maggiori opportunità di ascoltarsi l’un l’altro».

Passando poi a parlare delle elezioni appena vissute, mons. Broglio ha esortato tutti a «lavorare insieme come strumenti in un concerto in cui i bravi musicisti utilizzano il loro strumento sotto la direzione di uno per creare una melodia armoniosa». Ringraziando i sacerdoti «che lavorano di giorno in giorno per amministrare e predicare la parola», ha ricordato a tutti «come successori degli apostoli e dei vicari di Cristo nelle nostre diocesi» di non «fare mai marcia indietro o [rinunciare, n.d.r.] mai al chiaro insegnamento del Vangelo».

«Dobbiamo insistere sulla dignità della persona umana, dall’utero alla tomba, instancabili nel nostro impegno, […] a cercare Cristo nei più bisognosi, a difendere e sollevare i poveri per combattere il male del razzismo e incoraggiare la riforma dell’immigrazione. […] Certamente non incoraggiamo l’immigrazione illegale, ma dovremo stare tutti di fronte al trono della grazia e sentire il Signore chiederci se lo abbiamo visto negli affamati, assetati, nudi e senzatetto, stranieri o malati rispondendo ai loro bisogni».

In particolare all’indomani delle elezioni di quest’anno, i vescovi devono lavorare per aiutare a guarire «le divisioni nella nostra società con i nostri sforzi, l’insegnamento e, soprattutto, l’esempio», ha detto. «Dobbiamo incoraggiare le persone a lavorare insieme, ad ascoltarsi a vicenda e, in disaccordo, a non dimenticare mai che l’altro è stato creato a immagine e a immagine di Dio ed è, quindi, degno di rispetto. Raddoppiamo i nostri sforzi per introdurre la civiltà nel discorso quotidiano. I cristiani dovrebbero essere catalizzatori per un approccio più umano e degno alla vita quotidiana».

Ha concluso l’intervento dichiarando con forza che «la fede si è diffusa in tempi antichi perché guardando i cristiani chi li vedeva rimaneva impressionato dall’amore che avevano l’uno verso l’altro. Lo stesso dovrebbe valere oggi». In ultimo, citando san Giovanni Paolo II che già 31 anni fa dichiarava: «Anche la capacità dell’uomo di conoscere la verità è oscurata e la sua volontà di raggiungerla si è indebolita. Si abbandona così al relativismo e allo scetticismo. Va alla ricerca di una libertà illusoria che prescinde dalla verità stessa», ha ricordato ai vescovi di essere «incaricati di predicare con amore la verità che rende tutti liberi. […] Dobbiamo essere imperterriti e desiderosi di proclamare quella verità da innamorati, con tutti i mezzi a nostra disposizione». (Fonte: Screenshot EWTN, YouTube)

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