All’inizio dei Mondiali di calcio manca davvero poco. La 22ª edizione della competizione inizierà infatti domenica, quando in Italia saranno le 5 del pomeriggio, con la partita inaugurale tra il Qatar, la nazionale ospitante, e l’Ecuador. Da lì in poi ci saranno partite quasi ogni giorno fino a domenica 18 dicembre, data della finale. Prevedibilmente, milioni anzi miliardi di persone nel mondo seguiranno queste partite; ma, nel farlo, dovrebbero tener presente anche qualcosa che va oltre il lato sportivo ed è, purtroppo, assai meno entusiasmante.
Questo, almeno, l’invito di monsignor Stefan Oster, vescovo di Passau e attuale commissario per lo sport della Conferenza episcopale tedesca, il quale – in una dichiarazione pubblicata ieri – ha scelto di intervenire proprio sui Mondiali effettuando alcuni rilievi che, in effetti, non possono lasciare indifferenti. «Si avvicinano i Mondiali di calcio in Qatar e la gente si chiede ancora come mai la FIFA abbia scelto il Qatar come paese ospitante dodici anni fa», osserva il prelato, rilevando come le critiche rispetto a tale decisione siano «persino aumentate negli ultimi anni».
«In qualità di vescovo con delega allo sport della Conferenza episcopale tedesca, non voglio far sentire in colpa i tifosi che seguiranno i Mondiali in loco e sui media», ha aggiunto monsignor Oster, aggiungendo che tuttavia è «comunque corretto dare uno sguardo critico alle condizioni politiche e sociali del Qatar […] Grande attenzione meritano le condizioni dei lavoratori migranti che negli ultimi anni hanno costruito gli impianti sportivi e ampliato le infrastrutture del Paese. L’88% della popolazione residente in Qatar è costituita da stranieri. Hanno pochi diritti e sono soggetti a regole assai rigide».
A seguire, il vescovo tedesco ha fatto presente che «sarebbe ingiusto ignorare questa situazione speciale quando si criticano condizioni discutibili. Ma sarebbe anche inopportuno tacere sui diritti umani limitati. Le donne continuano a essere resettate in Qatar. Alle religioni non islamiche, incluso il cristianesimo, che sono fortemente rappresentate tra i lavoratori migranti, viene concessa solo una libertà limitata. Le minoranze sessuali sono perseguibili penalmente». Monsignor Oster non le ha insomma mandate a dire, rispetto a quella che è la vita reale – e non luccicante, come sarà indubbiamente presentata da domenica in Qatar.
«L’esperienza insegna che i grandi eventi sportivi come i campionati del mondo e le Olimpiadi», ha chiosato infine il prelato tedesco, «di solito non migliorano a lungo termine la situazione sociale e politica nei paesi ospitanti. Proprio per questo resta compito della comunità internazionale, anche dopo la fine dei Mondiali in Qatar, continuare a sostenere le forze riformiste del Paese e non venir meno all’attenzione per i diritti umani». Come dire: i veri Mondiali, quelli di umanità e diritti, in Qatar ci saranno sì. Ma inizieranno, forse, dopo il 18 dicembre (Fonte foto: Facebook/VisualHunt).
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