Dopo la preghiera, la Parola, la confessione e l’Eucarestia, le cui catechesi oltre che reperibili on line sono state raccolte in più volumi dal Timone, i monaci wifi si preparano ad affrontare il non facile tema del digiuno. È il quinto pilastro che Costanza Miriano, nel suo Si salvi chi vuole (ed. Sonzogno), aveva indicato come fondamentale per costruire una vita di fede seria, che avesse come presupposto la consapevolezza che ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, la nostra stessa vita è terreno di battaglia tra le forze del bene e quelle del male. E siccome ricetta che vince non si cambia, anche quest’anno – come dal 2019 – ci si trova nella basilica più importante per il cristianesimo, domani, per una giornata di ritiro guidata dalle catechesi di don Fabio Rosini, padre Maurizio Botta, don Francesco Buono, don Luca Civardi, don Matteo Nistri, padre Marco Pavan, padre Serafino Tognetti, don Daniele Troiani, don Gabriele Vecchione che declineranno in chiave il tema del digiuno, mentre a celebrare la messa sarà il padrone di casa, il cardinale Mauro Gambetti.
Anche quest’anno si superano le aspettative con 2500 iscritti, provenienti da Nord a Sud, frequentatori seriali di messe quotidiane da incastrare in vite frenetiche, instancabili sgranatori di rosari nei momenti e nelle situazioni più strane, avidi lettori della Parola, e frequentatori audaci di quello strano posto chiamato confessionale. Tutto questo spesso con enorme fatica, innumerevoli cadute e crisi ma nella certezza che sia questo il solo cammino possibile per costruire un’intimità vera e feconda col Signore della vita, l’unica linfa in grado di rendere fecondo tutto il resto. Abbiamo raggiunto Costanza Miriano alla vigilia di questo appuntamento.
Fame e sete di Dio. Un intero “capitolo” sul digiuno. Non è un po’ old fashioned mettere a tema la mortificazione della gola per dei monaci metropolitani del terzo millennio?
«Non credo che ci sia un tempo propizio per la mortificazione: è sempre un combattimento, per gli uomini di ogni tempo. È la natura umana che si ribella. Ed è la natura dell’uomo, ferita dal peccato originale, che grazie a questa pratica, che anche Gesù viveva, diminuisce un po’ per fare un po’ più di spazio a Dio. È un guadagno, non una rinuncia. La cosa difficile è farlo capire a noi, uomini di un ‘epoca sicuramente meno abituata di altre al sacrificio».
Come mai nonostante la proposta sia decisamente impopolare ci sono più di duemila iscritti?
«E anche nonostante il blocco di molte linee dell’alta velocità dei treni, i costi, le nostre vite impegnate… direi per due motivi principali: innanzitutto il desiderio di ricevere nutrimento buono dalla Chiesa, ascoltando tante voci diverse in un giorno solo, e tutte scelte – diciamo così – tra i top di gamma. Perdona l’immagine ma è per dare l’idea (e quante altre ce ne sono che vorremmo invitare!). Il secondo motivo è il desiderio di incontrarsi, di guardare negli occhi persone che vivono la tua stessa ricerca di Dio. La comunione è un aiuto grandissimo al cammino».
Perché questa pratica risulta spesso poco promossa, anche in casa cattolica, nonostante la tradizione, le parole di Gesù e le vite di tanti santi?
«Forse perché non si osa fare proposte esigenti, nella paura di perdere consensi. Alcuni forse lo fanno con buone intenzioni. Rispetto ad altri invece, ma sicuramente sono cattiva io, mi chiedo se ci credano davvero a Dio, al combattimento per la salvezza dell’anima. Al fatto che certi demoni non si allontanano che con la preghiera e il digiuno. Al fatto che il demonio come leone ruggente ci gira intorno cercando di divorarci».
E il prossimo anno, ci dai un’anticipazione?
«Non sappiamo ancora dove, ma ci troveremo ancora, almeno una volta, per ascoltare catechesi sul tema di Maria, Madre della Chiesa. Tutto il nostro cammino è sotto la sua protezione e non possiamo mancare questo appuntamento speciale con lei. Poi, si vedrà come la realtà ci parlerà. Se è un’esperienza che deve finire, finirà. Quella che non finirà mai è la Chiesa, e questo basta».
(Foto: Credit Cristian Gennari)
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