Quattro case e un monastero. L’idea di tre imprenditori francesi è una sfida lanciata al mondo contemporaneo in crisi di evangelizzazione: ricreare quel particolare microcosmo fatto di piccole comunità cristiane attorno a un centro spirituale che ha creato la civiltà medievale. Si chiama monasphere ed è la singolare iniziativa, a metà strada tra il vocazionale e il marketing, che tre padri di famiglia francesi hanno deciso di introdurre per vivere in modo originale una sorta di Opzione Benedetto.
Il nome è un gioco di parole con l’unione di due parole sphère (sfera) e monastere (monastero) dovrebbe significare l’idea di un monastero come centro di una sfera, dove tutto gira attorno al monastero. La sfera sarebbero le case abitate da famiglie che, lasciato l’anonimato e lo straniamento delle grandi città si rifugiano in provincia ed eleggono il monastero come centro propulsivo della propria chiamata. La pandemia ha acuito il problema della solitudine e il vescovo di Fréjus-Toulon Dominique Rey si è detto così entusiasta dell’idea tanto che ha benedetto l’iniziativa invitando a partire dalle abbazie benedettine di Bargemon e di Cotignac. Il progetto è ancora allo stadio embrionale, ma le premesse per la partenza ci sono tutte.
Anzitutto la motivazione dei tre. Due di loro Damien Thomas y Charles Wattebled hanno sempre coltivato il desiderio di vivere vicino a un centro spirituale con altre famiglie cristiane. La speranza è quella di trovare un equilibrio tra la vita di fede e il ritmo della vita quotidiana. Ovviamente il mastice che deve tenere legato tutto è Cristo. I due si sono così dati da fare e hanno dato vita ad un’iniziativa immobiliare volta a recuperare insediamenti abitativi vicino ai monasteri di cui la Francia è disseminata. Contemporaneamente hanno illustrato l’idea a un loro amico, Pierre-Edouard Stérin, che di mestiere fa l’investitore e ha così deciso di destinare i primi fondi all’operazione. Un sondaggio lanciato attraverso una rete social ha fatto il resto: i tre hanno ricevuto 850 risposte in 5 giorni col 62% di persone interessate o molto interessate a comprar casa vicino a un centro spirituale francese. Su linkedin, poi, oltre 100mila visita, 250 messaggi privati e già 5 offerte di costruttori edili pronti a partire.
Il vescovo si è raccomandato di non creare però dei kolchozy (le aziende agricole collettive dell’Unione Sovietica dove tutto era in comune, anche la miseria e la sopraffazione) perché «le famiglie devono formare parte di una realtà locale a livello umano e spirituale senza trascurare le parrocchie». Vero, anche se le parrocchie oggi sono proprio il centro propulsore della crisi di fede. Comunque, il concetto è chiaro: non chiudersi a riccio, non creare oasi, ma irradiare una vita piena e i frutti della fede. Il resto verrà da sé. Se funziona è la prova che il Medioevo è ancora capace di insegnarci qualcosa.
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