Qualcuno le definisce “mogli cattoliche tradizionali” ma non si tratta di una razza a parte, né di una specie in via d’estinzione. Sono donne come tante, «nel mondo ma non del mondo», per le quali, però, il matrimonio ha un unico orizzonte: la Vita eterna. Ben consapevoli del fatto che nessuno può sostituire l’Amato e la Sua attesa e chiamate a dirigere tutti i membri della propria famiglia verso questa straordinaria consapevolezza, prima di qualunque altra incombenza domestica e lavorativa. Il Timone si era già occupato dell’argomento, nel 2020, nel libro Mogli cattoliche tradizionali modello 2020 in cui si raccontano Costanza Miriano, Beatrice Bocci, Raffaella Frullone, Benedetta Frigerio e tante altre che, seppure con differenti sensibilità ed esperienze, hanno come meta quella di raggiungere, col marito, il Paradiso.
A distanza di tempo, Il Timone ha voluto raccogliere anche l’esperienza di Monica Gibertoni che svolge una singolare opera di apostolato attraverso il suo lavoro, confezionando veli muliebri e oggetti sacri. A lei abbiamo chiesto cosa significhi definirsi moglie e madre cattolica, oggi.
Monica, sulla tua pagina facebook ti descrivi con quattro parole: “Moglie. Madre. Artigiana. Cattolica”. Che significa, oggi, essere moglie e madre cattolica?
«Innanzitutto sono sposata dal 2013, ho trentatré anni e ho tre figli. Sì, sono sicuramente una moglie e madre cattolica, con questo non voglio in alcun modo manifestare un senso di superiorità, perché ne siamo milioni, ma ho adottato questa etichetta che in realtà esiste, perché sono sposata e sono madre che è la missione che ho scelto e che ho deciso di vivere seriamente. Sono convinta che la famiglia sia alla base della società, ora più che mai, perché la società è allo sbando e ritengo che debba ripartire e rinascere proprio dalla famiglia, in particolare dalle madri. La madre è colei che nutre, cura, fa crescere la famiglia, mentre il padre è colui che la protegge e la mantiene. Bisogna tornare alle basi, oggi, cercando di essere brave mogli e brave madri, crescendo i figli nella fede, cercando, come diceva Guareschi di “salvare il seme” che è una cosa fondamentale, in questi tempi, sia nella società che nella Chiesa, profondamente in crisi in questo periodo. Io mi adopero per vivere tutto questo cercando di compiere la mia vocazione generale, cioè dare gloria a Dio e guadagnarmi il Paradiso».
«Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù» dice san Paolo nella Lettera ai Filippesi. C’è stato un “prima e dopo” nel tuo cammino di fede?
«Non proprio dalla notte al giorno, come è stato per san Paolo, sulla via di Damasco, ma un prima e dopo c’è stato. C’è stato un grosso cambiamento: in primis con il matrimonio, e poi con la nascita dei figli perché cominci a non vivere più per te stessa ma per qualcun altro e quindi metti in dubbio tante cose. Vuoi il meglio per i tuoi figli e ti fai tante domande. Un momento di svolta, poi, per me è stata la Messa in latino e la tradizione cattolica, come se fosse stata la conversione, dentro la conversione. Facendomi tante domande sulla questione della crisi nella Chiesa, mi sono avvicinata alla Tradizione, ho riscoperto quello che la Chiesa ha sempre insegnato e sono stata spinta a vivere tutto nella pienezza e nell’integrità della fede. Ho lavorato molto su me stessa, insieme a mio marito. Prima, invece, la mia fede era un’abitudine perché tante cose non le avevo approfondite».
Tu confezioni anche capi ispirati alla “moda modesta”, di che si tratta? È una tendenza solo estetizzante che rispecchia un nostalgico ritorno al passato o c’è qualcosa di più dietro?
«Io confezione gonne “modeste” che rispecchiano la modestia cattolica ovvero il ritenere il nostro corpo tempio dello Spirito Santo e come tale con un grande valore che va preservato e protetto anche dagli sguardi degli altri per non indurli in tentazione. Anche questo è dare gloria a Dio. Inoltre, modestia cattolica non è un ritorno al passato: si può essere alla moda, eleganti e belle, ma semplicemente con un canone di modestia, valorizzando le nostre forme in maniera non volgare, in modo da essere sempre degne di stare al cospetto di Dio».
Oltre al vestiario sei specializzata anche in artigianato cattolico: confezioni veli muliebri, rosari per bambini, custodie porta rosario, rosari all’uncinetto e tanto altro. Tutti oggetti che si possono visionare sul tuo sito. Qual è il nesso tra la fede e il tuo lavoro?
«La mia fede e il mio lavoro sono strettamente collegati: ho notato che in Italia non c’è la visione di cercare di vivere nel concreto, la fede, anche con gli oggetti religiosi. In America non è così, per questo vendo tanto in America. Volevo portare nel quotidiano, con gli oggetti, i simboli, la fede e rendere anche tutto questo vicino ai bambini con oggetti religiosi confezionati a posta per loro».
Ad oggi, ti senti pienamente realizzata?
«Mi sento realizzata perché cerco di vivere ciò che Dio vuole da me e all’interno della mia famiglia non fuori, come insegna oggi, la società, perché la famiglia non è un ostacolo. Dobbiamo tornare a realizzare all’interno ciò che Dio vuole da noi, anche attraverso i nostri ruoli familiari».
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