Quando si parla di miracoli eucaristici viene spontaneo volgere lo sguardo ai secoli passati, e in particolare al periodo medievale, che fu appunto contraddistinto da un gran numero di episodi in tal senso. Come non ricordare, per esempio, il miracolo eucaristico avvenuto a Lanciano nel 750 circa, quando un monaco che stava celebrando la Santa Messa fu preso dal dubbio circa la reale presenza di Cristo nell’eucarestia e, mentre si raccoglieva in preghiera, vide il pane trasformarsi in carne? O, ancora, il miracolo eucaristico avvenuto a Santa Maria in Vado a Ferrara poco prima del 1200, del quale ancora oggi rimangono ben visibili ai fedeli le tracce lasciate dall’ostia che ha sprizzato sangue sul muro sovrastante l’altare dove il sacerdote aveva spezzato il pane?
Miracoli, questi, che rendono evidenza del dogma della transustanziazione, ossia – per usare le parole del Concilio di Trento – «quella mirabile e unica conversione di tutta la sostanza del pane nel corpo e di tutta la sostanza del vino nel sangue, rimanendo tuttavia le specie del pane e del vino». Conversione in Corpo e Sangue di Cristo che, lo ricordiamo, avviene mediante la consacrazione del pane e del vino da parte di un sacerdote.
Tuttavia i miracoli eucaristici non sono un retaggio del passato. Anzi, ultimamente è stato registrato un progressivo aumento di tali attestazioni miracolose, le quali diventano ancora più importanti alla luce del progresso scientifico. Oggi, infatti, la scienza riveste un ruolo di primo piano nel convalidare episodi che superano la comprensione umana e le leggi naturali, oltre a dare importanti prove circa la tipologia del tessuto analizzato e il gruppo sanguigno di appartenenza (che, nei casi riconosciuti, è sempre AB, come per la Sacra Sindone).
In un recente articolo apparso su Aleteia sono stati per esempio riportati quattro miracoli eucaristici avvenuti negli ultimi vent’anni. Due di questi sono avvenuti in Polonia, entrambi in seguito alla caduta di un’ostia consacrata: il primo, il 12 ottobre del 2008 presso la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio a Sokolka; il secondo il 25 dicembre nel 2013 nella Diocesi di Legnica.
Un altro è invece avvenuto nell’ottobre del 2016 in Messico, a Tixtla, durante un ritiro parrocchiale: un’ostia consacrata che stava per essere distribuita ha effuso una sostanza rossastra. Ancora, il 28 aprile 2001, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria di Chirattakonam in India, il parroco notò un’immagine straordinaria – una figura umana – apparsa su un’ostia consacrata esposta per l’adorazione pubblica.
A questi miracoli eucaristici è inoltre possibile aggiungere – senza alcuna pretesa di sopravanzare il giudizio della Chiesa in proposito – anche il recente ritrovamento, ad Arquata del Tronto, di 40 Ostie ancora intatte dopo un anno e mezzo dal terremoto che ha scosso il centro Italia, e che aveva sepolto il tabernacolo della chiesa di Santa Maria Assunta: «Un miracolo – ha commentato alla Nuova BQ il parroco di Ascoli don Angelo Ciancotti – che ci testimonia la presenza del Signore nell’Ostia consacrata».
Come mai ultimamente stanno avvenendo tutti questi miracoli eucaristici, viene dunque da chiedersi? Per rispondere è interessante guardare allo scopo che la Chiesa attribuisce a questi eventi eccezionali: da un lato, quello di confermare nella fede i credenti e di testimoniare come il Signore sia presente sulla terra: come si legge in Matteo 18,20, infatti, «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro»; dall’altra, quello di “richiamare” le persone lontane, suscitando domande profonde rispetto alla figura di Gesù Cristo. E nel tempo presente, contraddistinto da un generale e progressivo allontanamento dalla fede, non vi è forse urgenza di un chiaro segnale di speranza e di richiamo alla fede nell’unico Salvatore?
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