Il 29 settembre Mike Pompeo sarà in visita in Vaticano e da ieri sappiamo cosa verrà a dire al Papa e alla sua diplomazia, almeno per quanto riguarda i rapporti con la Cina. Pompeo di fatto lo ha reso noto ieri con una raffica di tweet in cui ha rilanciato un suo saggio scritto per la rivista cattolica statunitense Firts thing :
«Due anni fa la Santa Sede ha raggiunto un accordo con il partito Comunista Cinese nella speranza di aiutare i cattolici in Cina. Ma l’abuso del Partito Comunista Cinese sui fedeli è solo peggiorato. Il Vaticano metterebbe in pericolo la sua autorità morale se rinnovasse l’accordo».
Two years ago, the Holy See reached an agreement with the Chinese Communist Party, hoping to help China’s Catholics. Yet the CCP’s abuse of the faithful has only gotten worse. The Vatican endangers its moral authority, should it renew the deal. https://t.co/fl0TEnYxKS
— Secretary Pompeo (@SecPompeo) September 19, 2020
Il Segretario di stato americano non usa mezzi termini e manda un messaggio forte e chiaro, quando appena qualche giorno fa il Segretario di stato della Santa sede, Pietro Parolin, aveva ribadito che ci sono buone possibilità che l’accordo venga rinnovato (scade il 22 settembre). «La nostra intenzione», aveva detto Parolin, a margine di una conferenza con il premier Giuseppe Conte all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, «è che [l’accordo] sia prolungato, penso che si continui a adottarlo ad experimentum come si è fatto in questi due anni, in modo tale da verificare l’utilità».
Lo stesso Parolin non ha però nascosto le «criticità» che ci sono, tuttavia, è chiara l’intenzione di proseguire sulla via dell’accordo da parte della Santa sede. Nonostante da parte della stessa chiesa cinese, specialmente quella cosiddetta «sotterranea», ci siano molte voci che dimostrano le difficoltà evidenti per la chiesa sotto il regime di Pechino. Un sacerdote della Cina centrale, padre Francis Hu, ha pubblicato una testimonianza su Asia news in cui fa l’elenco delle difficoltà e sentenzia che «da quando l’accordo sino-vaticano è stato firmato, [i cattolici cinesi] hanno sperimentato che la situazione della Chiesa in Cina si è deteriorata e lo spazio di sopravvivenza della Chiesa si è ristretto».
«A due anni di distanza», scrive il capo della diplomazia Usa su First thing, «è chiaro che l’accordo sino-vaticano non ha protetto i cattolici dalle depredazioni del Partito, per non parlare del trattamento orribile del Partito nei confronti di cristiani, buddisti tibetani, devoti del Falun Gong e altri credenti religiosi». E ancora: «Nell’ambito dell’accordo del 2018, il Vaticano ha legittimato sacerdoti e vescovi cinesi la cui fedeltà rimane poco chiara, confondendo i cattolici cinesi che avevano sempre avuto fiducia nella Chiesa. Molti si rifiutano di adorare in luoghi di culto autorizzati dallo stato, per paura che, rivelandosi fedeli cattolici, subiranno gli stessi abusi che vedono subire altri credenti per mano dell’ateismo sempre più aggressivo delle autorità cinesi».
Dal punto di vista delle diplomazia internazionale, e più in generale degli equilibri geopolitici, questa di Pompeo ha tutta l’aria di essere una chiara presa di posizione dell’amministrazione Usa a trazione Trump nei confronti del Vaticano. La Cina è il nemico degli Stati Uniti e lo sarà in ogni caso, sia che Trump venga rieletto, sia che a risultare vincitore il prossimo 3 novembre dovesse essere il dem Joe Biden. Potrebbero cambiare delle sfumature, ma la sostanza no.
Certo per Trump la questione della libertà religiosa è una priorità, così ha dimostrato firmando lo scorso 2 giugno un ordine esecutivo dove, fra l’altro, si sottolinea che gli ambasciatori, a colloquio con i governatori locali, «dovranno sollevare preoccupazioni riguardo alla libertà religiosa internazionale e ai casi che coinvolgono individui incarcerati a causa della loro fede».
È quanto certamente farà Pompeo il prossimo 29 settembre davanti a Francesco, il quale però difficilmente si farà dettare l’agenda dall’amministrazione Usa. L’unica cosa che potremmo aspettarci è un qualche differimento dell’accordo, forse qualche prudenza in più, ma sarà difficile capirlo visto peraltro che l’accordo del 2018 è tuttora segreto.
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