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Michelino “sfida” Greta. Rimuoverlo sarà dura
NEWS 16 Maggio 2019    di Andrea Zambrano

Michelino “sfida” Greta. Rimuoverlo sarà dura

E’ il fattore positivo. Stavolta non sarà facile per gli haters della vita far rimuovere il gigantesco 11 x 21 (metri) che da martedì mattina compare sulla facciata di un palazzo della Tiburtina. Raffigura un feto chiamato Michelino a 11 settimane dal concepimento che si succhia il dito, ha le palpebre, le unghie. «E’ ormai completamente formato», spiega il presidente di Pro Vita & Famiglia Jacopo Coghe al Timone. «E con questo manifesto, a 41 anni dall’approvazione della legge 194 intendiamo rimettere al centro il dibattito sull’aborto». Un obiettivo ambizioso e tabù che segna però una cammino preciso: una lunga cavalcata per invertire la rotta della vita sulla morte. Impresa improba, però il fatto che il messaggio sia svolto in positivo può giocare stavolta a favore dell’associazione pro life organizzatrice del Congresso Internazionale della famiglia di Verona: «A differenza delle altre campagne – insiste Coghe -, l’affissione di Roma è impostata in positivo. Sappiamo che diversi consiglieri del Pd si stanno dando da fare con l’ufficio affissioni del comune per toglierlo, non ci sono appigli per poterlo rimuovere perché l’immagine e le scritte non violano il regolamento comunale delle affissioni».

Eliminarlo no, ma almeno un po’ discutere deve fare, sennò queste iniziative non colpiscono nel segno. «Mentana con il suo giornale che spesso ci ha preso di mira, si è già prodigato a attaccarlo e così hanno fatto alcuni esponenti Dem – ha proseguito – ma è un buon segno: significa che rimettere al centro chi è più debole è ciò che dà fastidio di più».

Certo, l’America è lontana, direbbe Lucio Dalla, ma non del tutto e non solo però gli echi della notizia di ieri dell’Alabama sono arrivati anche sulla Tiburtina dove il manifesto veniva osservato da migliaia di automobilisti: là il Senato ha dato il via libera alla messa al bando totale dell’aborto, ad eccezione del pericolo di vita per la madre. Una decisione che avrà pesanti ripercussioni politiche e giudiziarie in Corte suprema, è questo l’obiettivo.

Qui in Italia la notizia è stata presa come un incoraggiamento a portare avanti una battaglia culturale che si vuole opporre ad un’altra cultura, che considera l’essere umano come un occupante sgradito di un mondo selvaggio e in pace senza l’uomo, specie se bambino.

Il riferimento è alla battuta su Greta scritta nell’intestazione della gigantografia stradale: «Cara Greta, se vuoi salvare il pianeta, salviamo i cuccioli d’uomo». Rivolgersi con questa “sfrontatezza” alla paladina del climate changing è stato forse il problema principale: «Abbiamo cercato di sensibilizzare sul tema del diritto alla vita mostrando ciò che viene nascosto. Molti ci hanno criticato perché c’è un attacco a Greta, in realtà è soltanto un invito a essere coerenti fino in fondo per la battaglia per il creato. L’ecologia deve essere integrale, si deve occupare del benessere dell’uomo, non limitarlo».

Un ammissione in partibus infidelium però a Coghe ieri mattina è arrivata: «Ero ospite di Radio 24 e sono riuscito a far dire al conduttore Alessandro Milan che ciò che è nel grembo materno è sempre vita. Non lo considero un risultato di poco conto». Non siamo mica gli americani, certo. Però certe guerre si combattono metro per metro nella trincea e la mossa di Michelino dal punto di vista comunicativo segna un punto a favore per la cultura della vita.


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