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Miami, decapitata statua di Cristo
NEWS 18 Luglio 2020    di Giuliano Guzzo

Miami, decapitata statua di Cristo

Benché ormai non faccia quasi più notizia, la furia iconoclasta e anticristiana dei sedicenti antirazzisti, che da settimane imperversa in Occidente, non si è purtroppo placata. Tutt’altro: continua a colpire. Lo testimonia quanto accaduto nelle scorse ore, precisamente tra martedì notte e le prime ore dell’alba di mercoledì, quando in una parrocchia di Miami una statua raffigurante Gesù Cristo è stata rovesciata dal piedistallo e decapitata mentre, a Colorado Springs, una statua di Maria veniva quasi in contemporanea imbrattata con vernice rossa.

A colpire per violenza e aggressività, però, è stato soprattutto il primo episodio, la decapitazione appunto della statua di Gesù, che si trova fuori dalla chiesa della Good Shepherd Catholic Church di Miami, nel sud-ovest della contea di Miami-Dade. «La statua raffigurava Gesù Cristo come Buon Pastore. La sua testa è stata letteralmente staccata dal corpo», ha spiegato Mary Ross Agosta, responsabile della comunicazione per l’’arcidiocesi di Miami.

L’episodio, di gravità evidente, ha scosso parecchio anche l’arcivescovo Thomas Wenski, il quale ora chiede che tale fatto, per cui ha già preso avvio una indagine, venga considerato come «un crimine d’odio». Apparentemente forzata, la richiesta di monsignor Wenski appare invece più che opportuna. La tentazione ricorrente, infatti, non solo da parte degli investigatori ma anche dell’opinione pubblica, persino di una parte di quella cattolica, è quella di liquidare simili episodi come atti di vandalismo, se non come innocenti «ragazzate».

Una interpretazione comunque molto discutibile di certi fatti che, tuttavia, potrebbe avere una plausibilità nel momento in cui essi fossero realmente isolati. Ma la decapitazione della statua del Buon Pastore avvenuta a Miami – oltre ad essere intenzionale se non premeditata, come confermato da padre DaSilva, vicario parrocchiale della Good Shepherd Church, il quale ha escluso che si tratti di un danneggiamento accidentale – è solo l’ultima di una lunga serie di oltraggi e sfregi a simboli cristiani che nulla hanno a che vedere, anzi, col razzismo.

Una serie di oltraggi e sfregi per i quali, purtroppo, solamente in alcuni casi i responsabili sono stati immortalati dalle telecamere e resi individuabili; con il risultato che molti atti di cristianofobia potrebbero quindi restare impuniti. Nel frattempo, i parrocchiani sull’area intorno all’ex piedistallo della statua di Gesù hanno apposto un cartello dalla scritta assai significativa: «Dio vince sul male».

Un messaggio, questo, sul quale vale la pena riflettere dal momento che si presta ad un duplice significato, in entrambi i casi valido e istruttivo. Il primo concerne il fatto che il Signore, uscito vincitore dalla morte di croce già 2000 anni or sono, non si farà certo intimorire dall’irresponsabile violenza di chi, accecato dall’odio, s’illude di far qualcosa di buono distruggendo statue sacre. Figuriamoci.

Una seconda chiave di lettura di quel «Dio vince sul male» dei parrocchiani della Good Shepherd Church riguarda poi il fatto che, se davvero il razzismo è un male – e di certo lo è -, allora non possono bastare battaglie umane, spesso ipocrite, a superarlo fino in fondo. Serve comunque il supporto del Redentore, il solo in grado di guarire il cuore dell’uomo. E sarebbe il caso che qualcuno lo spiegasse ai militanti di Black Lives Matter e alle sue frange più estreme. Potrebbero capire che sono i primi ad aver bisogno di quel Buon Pastore di cui, barbaramente, nelle scorse ore hanno decapitato una statua.


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