L’opera di Dio si concretizza nel preparare l’incontro con Lui in precisi momenti della nostra esistenza. Momenti non casuali, ma che fanno al caso nostro. Che la fede ci venga trasmessa dai genitori, o che si faccia trovare più avanti nella vita, è sempre lì ad attenderci, come un amato che non ha fretta, che sa aspettare. Questa è la storia di Alisa Iordan, che ha scelto di farsi battezzare all’età di 21 anni a Pasqua di quest’anno.
Alisa ha ricevuto il battesimo a Malta dall’arcivescovo Charles Scicluna, nella cattedrale. Insieme a lei altri 14 adulti hanno ricevuto la Cresima e la sua testimonianza è stata riportata sul Times of Malta.
Arrivata a Malta dalla Russia con sua madre e sua sorella 10 anni fa, Alisa frequenta oggi il secondo anno di sociologia presso l’Università di Malta. Il desiderio della madre era quello di dare alle figlie un’istruzione europea e godere di un clima più mite. Dio si è servito di quell’intuizione per farsi conoscere. Alisa, dal canto suo, cresciuta come agnostica e lontana da qualsiasi legame con la religione, non si aspettava di trovarLo nell’inverno del 2021.
Ciò che ha fatto scattare in lei il desiderio inespresso di Dio è stato un «grande senso di insensatezza, fino a diventare troppo e farmi pensare al suicidio». Ammette poi di non averci mai provato ma «lo stavo pianificando».
Tutto diventa opportuno per l’opera salvifica di Dio e questo malessere interiore è stata la porta attraverso la quale Alisa ha aperto il suo cuore ad amici fidati raccontando i suoi sentimenti e cominciando silenziosamente a credere che «Dio potrebbe essersi messo all’opera con me». La chiave decisiva poi è stato il ragazzo, Brandon, cattolico battezzato ma non praticante. Lei stessa lo avvicina alla fede che, seppur instillata in lui da bambino non aveva trovato un terreno fertile per crescere. Una domenica di gennaio vanno a messa insieme.
Per Alisa era la prima volta e le parole con cui descrive questo primo appuntamento con il Signore profumano di fede genuina: «Mi sembrava di essere tornata a casa. Ricordo quando in Russia giocavamo sulla neve quando gelava. Appena tornati a casa, eravamo avvolti da questa calda, accogliente sensazione di famiglia e di cibo caldo. È esattamente quello che ho provato quando sono entrata in quella chiesa per la prima volta».
Si sono susseguite poi tante domeniche in cui Alisa e Brandon hanno partecipato alla messa, fino ad arrivare a iniziare una catechesi settimanale con un sacerdote. Alisa racconta che i temi trattati erano «organicamente, armoniosamente a posto. Andavo agli incontri settimanali con le domande preparate e lui rispondeva ancor prima che le sollevassi». La domenica diventava così l’appuntamento fisso con l’omelia che «trattava esattamente ciò che ci eravamo detti quella settimana».
Con il battesimo ha abbracciato a pieno quella fede che pensava essere «limitante e opprimente», ma che ora le appare «estremamente liberatoria». Spiega poi in dettaglio: «Sapere che tutto è perdonato mi fa sentire assolutamente libera, non perché penso di poter fare qualsiasi cosa ora, ma perché so che qualunque cosa ho fatto di sbagliato, non devo portare quel peso con me».
In ultimo ha commentato l’incontro di poche settimane fa con papa Francesco a Malta a cui ha partecipato con tanti giovani entusiasti: «La sua benedizione dal balcone è stata molto calorosa». Di fronte poi alla guerra conferma di attingere alla fede come unico sostegno, senza sforzarsi di trovare spiegazioni razionali: «Ci sono persone che mi chiedono come posso credere in Dio di fronte alle atrocità della guerra. Ma credo che Dio ci abbia donato il libero arbitrio. Alcuni lo usano per servire il proprio orgoglio, ma possiamo usarlo per lavorare alla costruzione della pace».
A volte Dio è vicino a noi, in casa nostra, nella nostra terra. Altre volte dobbiamo metterci in cammino per andarlo a conoscere. Ma è sempre dentro di noi che Lui sta preparando quell’appuntamento che Alisa ha capito essere improrogabile.
Foto: Arcidiocesi di Malta
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