Ce lo chiedevamo giusto qualche settimana fa. David Sassoli non era ancora morto e Roberta Metsola con 112 voti era risultata la candidata del Partito Popolare alla carica di Presidente. Mamma di 4 figli, nota per le sue posizioni conservatrici e anti abortiste non certo gradite alla gauche radical chic, sarà in grado di tenere la posizione – ci domandavamo – o cederà in nome della real politik?
Oggi il primo banco di prova, a ridosso della sua nomina a Presidente del Parlamento Europeo. E il primo scivolone. Mentre molti pro life festeggiavano prematuramente una nomina decisamente controcorrente, la Metsola si è trovata di fronte alla sua prima conferenza stampa e, come da copione, i “professionisti dell’informazione” non hanno perso tempo e hanno preso di mira l’imperdonabile, l’inconcepibile, l’inaccettabile, ovvero la sua contrarietà all’aborto. La domanda è diretta.
«La mia posizione?», risponde al giornalista. «È quella del Parlamento Europeo, che, quando ha parlato della salute riproduttiva e dei diritti alla riproduzione, non è mai stato ambiguo. Ha sempre detto che voleva che questi diritti dovessero essere meglio protetti. Questa è la posizione dell’Aula e io mi impegno nei confronti di tutti riguardo al fatto che questa è la posizione che io promuoverò». Dichiarazioni di fronte alle quali certo non c’è da festeggiare, anche perché la Mestola sa benissimo che “salute riproduttiva” e “diritti alla riproduzione” sono solo dei sinonimi opportunamente camuffati di aborto e contraccezione.
Ma per capire che aria tira, andiamo a leggere cosa scrive la testata online di Enrico Mentana, Open: «Non sono state quindi le polemiche sull’aborto a fermare la corsa di Metsola. Il Paese da cui proviene, Malta, è l’unico a vietare totalmente l’interruzione volontaria di gravidanza. Anche in casi gravi come stupro, incesto, malformazioni e pericolo di vita per la madre. Nel 2015 lei stessa criticò le conclusioni del report sull’eguaglianza di genere europeo che includeva l’accesso all’interruzione di gravidanza come requisito di parità, parlando di “riferimenti inaccettabili” nel dossier. E soltanto di recente ha assicurato che in caso di elezione a presidente del Parlamento Europeo rispetterà le decisioni della Ue in materia. Basterà?».
Non certo un clima di benvenuto da parte di chi si riempie la bocca di parole come dialogo, tolleranza, accoglienza, e dire che la nomina di una donna avrebbe dovuto essere almeno celebrata per 24 ore dai sedicenti promotori della parità di genere. Invece scriveva Fanpage alla vigilia della nomina: «Ma poiché essere donna non è affatto garanzia di stare dalla parte delle donne, un’eventuale presidenza di Metsola sarebbe un pessimo segnale per i diritti sessuali e riproduttivi in Europa».
Non avrà vita facile la neo presidente, oggi è scivolata, abbozzando, la palla è al centro. Se anche solo Roberta Metsola facesse da argine a nuovi attacchi contro la vita nascente sarebbe un successo, nel clima odierno. Staremo a vedere.
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