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21.12.2024

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Messico, deputato multato per aver definito «uomo» un attivista “che si percepisce donna”
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8 Febbraio 2023

Messico, deputato multato per aver definito «uomo» un attivista “che si percepisce donna”

Diceva il detto: “chi dice donna dice guai, chi dice uomo peggio che mai”. Proverbio che ben si applica a quello che sta accadendo in Messico dove la Camera Specializzata del Tribunale Elettorale della Magistratura Federale in Messico si è pronunciata contro il Fronte Nazionale per la Famiglia (FNF) e il suo presidente, Rodrigo Iván Cortés, reo di aver definito un uomo Salma Luévano, attivista Lgbt e dal 2021 rappresentante del Congresso noto perché rifiuta il suo sesso biologico si considera una donna transessuale.

Secondo la corte, che si è pronunciata il 2 febbraio scorso, il Fronte Nazionale per la Famiglia avrebbe «commesso violenze politiche contro le donne basate sul genere a causa di vari post sui social media e su Internet contro la deputata federale, Salma Luévano, e donne trans». Secondo la Camera, che ha anche disposto una sanzione: «le espressioni riportate erano offensive e discriminatorie» e costituivano «violenza digitale, simbolica, psicologica e sessuale nei suoi confronti».

I fatti risalgono al settembre scorso quando Luévano, membro del partito politico Movimento di Rigenerazione Nazionale (Morena) del presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, si è presentato al Congresso Federale, indossando abiti simile a quella di un vescovo cattolico. In quell’occasione, Luévano ha annunciato un disegno di legge di riforma della legge sulle associazioni religiose e sul culto pubblico, che consentirebbe di sanzionare le chiese che, secondo i criteri del disegno di legge, si rendono responsabili di “incitamento all’odio”, espressione volutamente generica e di ampia interpretazione e che mira, senza dirlo a minacciare chi si ponga al di fuori dalla narrazione dominante sulle tematiche arcobaleno. Infatti Luévano stesso aggiunge: «L’intero peso della legge [deve ricadere su] quei leader che incitano all’odio contro di noi finché la [nostra] dignità non diventa la norma» dove per dignità si intende la totale adesione alla visione e al discorso pubblico Lgbt.

A quel punto il Fronte nazionale per la famiglia, insieme ad una piattaforma cui hanno aderito molti cittadini, ha accusato, in un post sui social network piattaforma di iniziativa dei cittadini, ha accusato in un post sui social media che «il deputato transessuale [legislatore] Salma Luévano» con le sue azioni «offende i credenti di una religione ma insulta tutta la cristianità». Cortés ha poi affermato in un video che Luévano è «commesso violenze politiche contro le donne basate sul genere a causa di vari post sui social media e «un uomo che si descrive come una donna, che chiede rispetto, ma è esattamente ciò che non dà, essendo il primo a mostrare una tremenda mancanza di rispetto». Possiamo forse dargli torto?

Il verdetto potrebbe essere impugnato dinanzi alla Camera Superiore del Tribunale Elettorale della Magistratura Federale, ma intanto non manca di far discutere. Il politico pro vita e pro famiglia Juan Carlos Leal, ha accusato Luévano di star sottraendo il posto ad una donna nel Congresso del Paese per il solo fatto di “percepirsi donna”. «Siamo già nel pieno della dittatura gender – ha detto – è dittatura perché se la pensi diversamente, e se menzioni una verità biologica, ossia il sesso di nascita non può essere cambiato, ora puoi essere multato da un’autorità elettorale» (In foto, Rodrigo Iván Cortés, fonte Facebook)

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