La messa domenicale ieri è stata interrotta. Una trentina di persone, in maggioranza donne, hanno fatto irruzione in chiesa, prima hanno lanciato volantini e scandito slogan contro la Chiesa cattolica, poi si sono ammassati seduti l’uno accanto all’altra ai piedi dell’altare. Il sacerdote è stato costretto a interrompere la funzione e per sgomberare i manifestanti è stato necessario l’intervento della polizia. Così riporta il quotidiano britannico Guardian. Siamo nella città universitaria di Poznan, nella Polonia Occidentale.
Contemporaneamente a Varsavia altri manifestanti circondavano un’altra chiesa, questa volta però gli agenti sono riusciti ad intervenire prima, impedendo ai contestatori di fare irruzione durante la messa. Ed è stata una domenica di tensione anche a Katowice dove una folla di settemila persone, scrive l’agenzia Reuters, si è radunata davanti alla cattedrale di Cristo Re al grido di questa è una guerra «questa è una guerra», anche in questo è stata la polizia, in tenuta antisommossa, ad evitare il peggio.
Queste sono le reazioni del mondo femminista, radicale e progressista alla decisione della scorsa settimana della Corte Costituzionale polacca che ha di fatto proibito con una sentenza l’aborto eugenetico nel Paese. La decisione è stata presa da un tribunale dunque, eppure la protesta si è scatenata contro la Chiesa cattolica. «La nostra rabbia non è diretta solo verso la politica – spiega uno degli organizzatori Mateusz Sulwinski, attivista Lgbt – ma anche verso le autorità ecclesiastiche perché hanno contribuito in modo determinante all’inferno che le autorità vogliono far vivere alle donne». La realtà è capovolta, come vuole il principe del mondo, e la tutela della vita nascente viene vista come un inferno.
«Non è la Chiesa che legifera in questo paese e non sono i vescovi a decidere sulla conformità o non conformità delle leggi alla Costituzione polacca», ha precisato in una nota l’arcivescovo di Poznan e Presidente della conferenza episcopale polacca, Stanislaw Gadecki. «Tuttavia, la Chiesa non può smettere di difendere la vita, né può smettere di affermare pubblicamente che ogni essere umano deve essere protetto dal concepimento fino alla morte naturale. Esprimo la mia profonda tristezza rispetto al fatto che in molte chiese ai credenti è stato impedito di pregare ed è stato tolto il diritto di professare la propria fede».
Nessuno dei media occidentali ha posto il problema, anzi coloro che hanno riportato la notizia lo hanno fatto, come da copione, presentando le proteste come legittime, anzi giuste. Meno che meno è stata espressa preoccupazione per la violazione, da parte dei manifestanti, delle norme anti Covid che proibiscono, anche in Polonia, gli assembramenti. D’improvviso anche ciò che sembra essere l’unica preoccupazione per il mondo è passata in secondo piano. Tant’è che anche nelle principali città polacche ci sono state numerose proteste e per mercoledì è stato annunciata una grande manifestazione a Varsavia per il “diritto all’aborto”.
«La posizione della Chiesa cattolica sul diritto alla vita è immutabile e pubblicamente nota», ha aggiunto Stanislaw Gadecki che ha esortato a pregare «per i nascituri, per i genitori in attesa di figli, e per la conversione di chi usa la violenza». La sentenza che vieta l’aborto eugenetico nel Paese era stata accolta positivamente anche dal Presidente Duda che aveva commentato: «L’ho detto molte volte, e non l’ho mai nascosto, che l’aborto per ragioni cosiddette eugenetiche non dovrebbe essere consentito in Polonia. Credevo e credo che ogni bambino abbia diritto alla vita».
In Polonia Chiesa e Stato si alleano per difendere la vita. Che la terra di San Giovanni Paolo II resista agli attacchi del mondo.
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