Medjugorje compie 40 anni. Era il 24 giugno del 1981 quando un gruppo di adolescenti del piccolo e sperduto paese della Bosnia Erzegovina vide una figura femminile luminosa. «Era di una bellezza indescrivibile», diranno poi. Lungo il corso degli anni le apparizioni che i veggenti testimoniano – le ultime della storia, secondo ciò che avrebbe appunto rivelato la stessa Regina della Pace nel messaggio del 17 aprile 1982 («Queste mie apparizioni qui a Medjugorje sono le ultime per l’umanità. Affrettatevi a convertirvi!») – sono state vissute in un crescendo di intensità, tanto che il villaggio balcanico è diventato meta di pellegrinaggi («lo strumento pastorale più efficace degli ultimi decenni» secondo Rosanna Brichetti Messori), nonché un centro di preghiera capace di richiamare milioni di persone da tutti e cinque i continenti. Non solo. I messaggi della Madonna, diffusi al mondo in tempo reale, in un certo senso rappresentano oggi una capillare forma di evangelizzazione presente nella Chiesa cattolica. Sono le conversioni del cuore, infatti, i frutti più visibili di Medjugorje, anche per chi, formalmente, è già credente. Pregando su quei posti, in questi 40 anni sono milioni coloro che hanno ricevuto la grazia di riscoprire l’esplosiva attualità del messaggio evangelico e la gioia di viverlo nel quotidiano.
Il confessionale del mondo
La “Lourdes dei Balcani” – come scrive il tedesco Tagespost – è stata poi l’ispirazione per la nascita di floride e vigorose «nuove comunità spirituali», gruppi di preghiera, ma anche (a sottolinearlo è il vescovo polacco Henryk Hoser, visitatore apostolico per la Santa Sede) il motivo del fiorire «di più di 800 vocazioni sacerdotali e religiose». Gli eventi di Medjugorje sarebbero nient’altro che «una straordinaria attualizzazione e realizzazione del Vangelo», perché «l’attenzione non è sui miracoli o sulle guarigioni, ma sulla preghiera, il culto, la confessione, la lettura della Bibbia e il digiuno». Così padre Tomislav Pervan, francescano che da anni svolge il suo ministero a Medjugorje, “il confessionale del mondo”.
40 anni
Non sottolineare a dovere il 40esimo anniversario della prima apparizione, oltre a ignorare il monito raccomandato dall’apostolo Paolo – «Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie» – significherebbe chiudere gli occhi anche su molto altro. A iniziare dai segni che la Sacra Scrittura suggerisce intorno al numero 40. Si tratta di un particolare significativo e dal profondo valore teologico che in questi giorni è destinato a tornare di stretta attualità. Fu Benedetto XVI, nel suo Gesù di Nazaret, a indicare come «al tempo di Gesù il numero 40 era già ricco di contenuto simbolico». Un “tempo biblico” cruciale, scritturisticamente indice di grandi e radicali cambiamenti. É rimasta nel cuore di molti, nell’edizione del “Meeting di Rimini” del 2019, la lectio del prof. Joseph Weiler – giurista statunitense e rettore dell’Istituto Universitario Europeo – dal titolo “Il numero 40 nella Bibbia”. A intervistare Joseph Weiler fu Stefano Alberto, sacerdote della Fraternità dei Missionari di San Carlo e docente di Teologia all’Università Cattolica, il quale, nell’introduzione, si premunì di dire che il vero titolo della sessione era il più intrigante “40, il numero preferito da Dio”. Impressionante, infatti, è il numero di volte che – nell’interpretazione teologica che va da Benedetto XVI a Joseph Weiler passando per i Padri della Chiesa – il numero 40 appare nella Bibbia. 40 sono gli anni che il popolo d’Israele ha passato nel deserto prima di approdare alla Terra Promessa; 40 i giorni del diluvio universale (Gen 7,12); 40 i giorni passati da Mosè, digiunando, sul Monte Sinai (Dt 9,9); 40 anni durò il regno di Saul (At 13,21), quello di Davide (1Re 2,11) e quello di suo figlio Salomone (1Re 11,42); il profeta Elia sta per 40 giorni nel deserto prima di incontrare Dio sul monte Oreb (1Re 19,8); le spie d’Israele esplorano la Terra Promessa per 40 giorni (Num 13,25); Giona annuncia che Ninive sarà distrutta in 40 giorni (Giona 3,4). Nel Vangelo le cose non cambiano: Gesù viene presentato al Tempio 40 giorni dopo la sua nascita (Lv 12, 1-8), mentre per prepararsi alle tentazioni del demonio stette nel deserto per l’identico numero di giorni (Mt 4,3); dopo la sua morte in croce, Gesù appare ai discepoli ancora per 40 giorni (Atti 1,3). Non è difficile notare, quindi, quanto sottolineano molti teologi, come suor Filippa Castronovo, collaboratrice dell’“Associazione Biblica Italiana”: 40 esprimerebbe «il tempo dell’attesa, della purificazione, del ritorno al Signore».
Un fenomeno complesso
Medjugorje – questa è la sua forza – è un fenomeno per nulla addomesticabile a forme e schemi più o meno istituzionali. Tanto che, com’è noto, a queste apparizioni sarebbe legato un disegno celeste: 10 segreti per il mondo consegnati dalla Regina della Pace ai sei veggenti, segreti che rivelerebbero il futuro prossimo dell’umanità. Si tratterebbe di due ammonimenti, un segno (che i veggenti dicono sarà «bellissimo, indistruttibile e non fatto da mani d’uomo») e infine sette castighi. «Questi segreti – scrive padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria e profondo conoscitore delle apparizioni mariane di Medjugorje – saranno svelati, a uno a uno, con tre giorni d’anticipo, in modo che al loro verificarsi anche coloro che sono più increduli capiscano che è ora di decidersi per Dio e di cambiare vita». Dieci segreti per segnare altrettante stadi di un tempo di prova «al termine del quale – continua padre Fanzaga – l’umanità che avrà scelto Dio, dopo molta sofferenza e gravi attacchi alla fede, potrà finalmente abitare il mondo della pace che la Madonna ha promesso».
Se il quarantesimo anniversario dalla prima apparizione rappresenterà per il mondo l’inizio di un “tempo nuovo”, la fine cioè dell’attesa e l’inizio del “tempo dei segreti”, è una domanda a cui nessuno oggi può rispondere. Alla luce dei tanti fatti accaduti (compresa la “resa” della scienza di fronte alle inspiegabili estasi dei veggenti), domandarselo è però lecito, se non doveroso. Specie se la conferma della “sacra particolarità” del numero quaranta arriva direttamente dall’Alto. Ecco cosa riporta la mistica e Serva di Dio Luisa Piccarreta nel suo “Libro di Cielo”, compilato nella prima metà del ‘900: «Figlia mia, credi tu che sia a caso l’averti tenuta prigioniera per quarant’anni e più, senza un grande mio disegno? No, no! Il numero quaranta è stato sempre significativo, e preparativo per opere grandi».
Nessuno può oramai negare quanto nell’Occidente globalizzato la fede cristiana sia stata ripudiata a favore di «mondo nuovo senza Dio» (l’espressione è attribuita alla Regina della Pace), un mondo in cui l’uomo ha scelto di idolatrare surrogati: il denaro, il potere, il piacere, se stesso. Se insomma l’apostasia in corso pare non avere fine, le apparizioni della Regina della Pace a Medjugorje, su cui la Chiesa ancora non si è espressa definitivamente, rappresentano un grido d’allarme e un invito a non indugiare, poiché il momento di tornare a Gesù è adesso. «Non c’è tempo per esitare ad inginocchiarvi dinanzi a mio Figlio, a riconoscerlo come Dio». Parola della Gospa.
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