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«Medici indottrinati al gender». Denuncia dell’Economist
NEWS 20 Gennaio 2022    di Giuliano Guzzo

«Medici indottrinati al gender». Denuncia dell’Economist

Attenzione, perché «l’ideologia trans sta distorcendo la formazione dei medici americani». È un campanello d’allarme in piena regola, quello suonato dei giorni scorsi dall’Economist. Proprio così: non un giornale famoso per esser conservatore né sospettabile di simpatie fondamentaliste, bensì un settimanale di riconosciuta serietà – nonché la fonte d’informazione più autorevole in assoluto, secondo i lettori americani – ha deciso di sollevare un tema molto serio e politicamente scorretto: quello dell’indottrinamento della classe medica.

Un processo che avverrebbe nei luoghi prediletti per la formazione dei futuri professionisti della salute, le facoltà di medicina, dove, anche se tutto a ciò che riguarda i trattamenti transgender non sono dedicati corsi fondamentali, viene veicolato un solo messaggio: quell’approccio “affermativo” volto ad assecondare «acriticamente e indiscutibilmente» le istanze di «cambio del sesso». Come mai il dilagare d’una simile, ormai quasi dogmatica, tanto è indiscutibile, visione sulla disforia di genere – intesa come sensazione d’esser nati in un corpo dall’identità sessuale non conforme a quella percepita?

Economist, nel suo intervento, punta essenzialmente il dito contro due aspetti. Il primo è la paura: nessun accademico né studente – tanto meno nell’America di Joe Biden, su questo schieratissimo fin dalla sua campagna elettorale – desidera finire nell’occhio del ciclone, al centro di polemiche o, peggio, a rischio di provvedimenti disciplinari per aver osato criticare l’agenda Lgbt.

Rende bene l’idea del clima che si respira la presa di posizione formulata l’anno scorso dalla Caaps – acronimo di Coalition for the Advancement & Application of Psychological Science, una federazione di sigle di psicologi cui aderisce, peraltro, anche l’American Psychological Association che, da sola, vanta 150.000 associati – contro tutte le iniziative, anche legislative, che «cercano di limitare i diritti degli adolescenti transgender». Sono insomma le stesse associazioni di psicologi e mediche (e l’Accademia Americana di Pediatria non fa purtroppo eccezione) a essere appiattite sul movimento arcobaleno.

Il secondo motivo per cui l’indottrinamento trans, tornando a noi, si rafforza nelle facoltà di medicina è, di fatto, l’ignoranza. «Molti medici, una volta completata la loro formazione», denuncia il settimanale, «prestano poca attenzione ai nuovi progressi della ricerca medica, e per aggiornarsi si affidano ai media». Questo, viene da precisare, non sarà certamente il caso degli specialisti. Però c’è da temere che molti medici, in effetti, non restino molto aggiornati con la letteratura scientifica. Se infatti lo fossero saprebbero, per esempio, che un recente studio australiano pubblicato su Human Systems: Therapy, Culture and Attachments, esito di una ricerca su un’ottantina di giovani di ambedue i sessi inviati ad una gender clinic, ha messo in luce come costoro – oltre a provenire la maggior parte delle volte da famiglie divise – sperimentano in oltre il 62% dei casi ansia o depressione, in oltre il 40% delle situazioni alti livelli di disagi, ideazione suicidaria e autolesionismo e in oltre il 35% di casi disturbi comportamentali. Insomma, sono giovani con disagi profondi e che, spesso, «scoprono» rapidamente, troppo rapidamente la loro identità trans.

Ne consegue come questi ragazzi vadano anzitutto aiutati ad affrontare i loro molteplici problemi: altro che acritico approccio “affermativo”. Ciò detto, all’Economist va riconosciuta una presa di posizione sull’ideologia transgender coraggiosa, anche perché non è la prima. Già nel maggio 2021, infatti, l’autorevole settimanale aveva pubblicato un articolo che, anche allora, era eloquente fin dal titolo: «Crescono i dubbi sulla terapia per bambini con la disforia di genere». Che però debba essere una testata d’informazione politico-economica a richiamar certi dubbi e mali della comunità scientifica, al posto delle riviste scientifiche o delle facoltà di medicina, è a sua volta solo una conferma dei tempi bizzarri che stiamo vivendo.


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