Seppur in modo ancora celato, nel mondo cattolico cresce il fastidio intorno alla scelta del Capo dello Stato. Non sono pochi coloro per i quali è innaturale dover scegliere tra Berlusconi e Draghi (o una donna che ovviamente dovrà essere “laica e di sinistra”), e che ritengono che non proporre un nome adeguato e autonomo sia non solo una resa incondizionata, ma anche inspiegabile. Perché quel pezzo d’Italia che vede nella famiglia, nella vita e nella libertà educativa il bene fondante su cui ricostruire un tessuto sociale ormai completamente lacerato, un nome solido e accomunante ce l’ha già, ed è quello di Massimo Gandolfini, leader del Family Day, che non ha mai ceduto alle (numerose) lusinghe dei partiti e che, anche per questo, incarna oggi un ruolo da mediatore apprezzato dai partiti di centrodestra e dalla stessa CEI.
«La bellezza morale non si dimentica più»
Il motivo per cui molta parte del popolo cattolico ha seguito e seguirebbe Massimo Gandolfini in capo al mondo (e lo vedrebbe benissimo al Colle) l’ha capito perfettamente Stefano Lorenzetto, giornalista navigato, noto per la sua maniacale cura dei dettagli, il quale, all’inizio del suo libro-intervista al neurochirurgo bresciano (L’Italia del Family day. Dialogo sulla deriva etica con il leader del comitato Difendiamo i nostri figli, Marsilio) ha ripescato in suo onore una formidabile intuizione di Alexis Carrel, biologo francese convertito a Lourdes: «Quando incontriamo una delle rare persone che ispirano la loro condotta a un ideale, non possiamo fare a meno di notarla. La bellezza morale è un fenomeno straordinario e impressionate: non si dimentica più».
Ai media, in effetti, la demonizzazione dell’uomo Gandolfini non è riuscita. Il tentativo di descriverlo come reazionario e oscurantista è stato un buco nell’acqua, anche perché la realtà, perfino biografica, è esattamente opposta: nelle sue vene non scorre solo il sangue di un eroe risorgimentale (quello di don Enrico Tazzoli, che combatté gli austriaci finendo giustiziato tra i Martiri di Belfiore) ma anche quello di un “moderno” politico (suo padre, Ugo Foscolo Gandolfini, fu al fianco di Alcide De Gasperi nella fondazione della DC).
Scrittrice e madre «folgorata»
Lorenzetto parla del leader del Family Day come di un «rivoluzionario al servizio di Dio», e per illustrare la sua “vita spericolata” chiude il suo libro con una celebre frase di San Francesco: «Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile». Inutile dire che le parole del santo d’Assisi guadagnerebbero ulteriori e sorprendenti significati se il movimento #GandolfiniPresidente iniziasse a germinare.
Ecco allora che tanti piccoli motori si scaldano e grandi cuori si animano. Come quello della scrittrice e giornalista Costanza Miriano, la quale – sentita dal Timone – risponde alla provocazione con un racconto che spiega perfettamente il modo in cui molti accoglierebbero la notizia se, magari in qualche scrutinio aggiunto, il Presidente della Camera Roberto Fico dovesse pronunciare il nome di Gandolfini (molte o poche volte non è importante). «Qualche sera fa – racconta la Miriano – ero ospite a Rai2, e c’era il toto nomi per la Presidenza della Repubblica, ma tra quelli proposti proprio nessuno era minimamente attraente per me. Così mi sono messa a sognare. Ho pensato che avrei voluto un padre, un educatore, qualcuno che sappia mettere al centro della politica l’uomo, e nella sua fase più delicata e preziosa: i bambini e i ragazzi. Perché quando hai messo le fondamenta, il resto viene su bene. Ma volevo qualcuno che questo lavoro lo abbia fatto davvero, non a parole. Che so, un preside, un bravo professore. Magari però di solito non sono persone capaci di muoversi in politica. Ecco, adesso la folgorazione, ho trovato una persona che ha tutte queste caratteristiche, ma il cui nome è credibile e spendibile in pubblico. Massimo Gandolfini! Un padre, un educatore, dei suoi figli (sette!) ma anche dei “fratelli”, oltre che un marito, un medico, un grandissimo professionista e un cristiano. Direi che l’Italia potrebbe andare a testa alta con lui, davvero. Potremmo essere fieri di lui, della sua storia e del suo cuore, perché sarebbe capace di rappresentare con equilibrio anche i più lontani dalla sua sensibilità, come fa un buon padre anche con i figli che gli somigliano di meno». Più che un endorsement, una dichiarazione d’amore (e di gratitudine).
Toni diversi ma stessa sostanza per il professor Eugenio Capozzi, ordinario di Storia Contemporanea all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Secondo l’autore di un altro fortunato saggio dell’editrice Marsilio (Politicamente Corretto. Storia di un’ideologia) «Massimo Gandolfini sarebbe un ottimo candidato alla carica di Capo dello Stato. La sua figura e la sua opera tenace incarnano pienamente i principi ispiratori della nostra costituzione, fondata sui diritti naturali e sul valore assoluto della persona umana».
«Un rivoluzionario segnale di rinascita»
Mons. Giovanni D’Ercole, oggi vescovo emerito di Ascoli Piceno e già vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede per volere di Giovanni Paolo II, al Timone confida che «tra i nomi che via via si vedono proporre per la Presidenza della Repubblica, quello di Gandolfini rappresenterebbe veramente un cambio storico!».
Iscritto all’Ordine dei giornalisti, mons. D’Ercole, pastore saggio e attento lettore della società (ha ideato e condotto per diciotto anni la trasmissione Rai Sulla via di Damasco) continua il suo ragionamento: «In questo preciso momento, segnato in Italia dall’inverno delle nascite e dall’ormai deflagrata crisi della famiglia, questa scelta assumerebbe un tono epico, sarebbe un rivoluzionario segnale di rinascita. Bisogna ridare fiducia a giovani coppie, occorre rifar gustare la bellezza di famiglie numerose, è indispensabile un cambiamento culturale e spirituale. Di questo passo l’Italia diventerà una terra di anziani, occupata da giovani di altra cultura e religione. Sarebbe già un miracolo se questa candidatura fosse letta dai politici e da tutti come un invito a “rifare famiglia” per il futuro della nostra società civile e cristiana».
«Un chirurgo per ricucire l’Italia»: un titolo per i più pigri, volendo, c’è già. Insomma, Gandolfini come sogno non più così impossibile per un’Italia profonda e dimenticata, la sua visione chiara e naturale come antidoto allo stordimento generale che ha portato il Paese a una crisi di nervi. In fondo, scriveva il premio Nobel Eugenio Montale, «un imprevisto è la sola speranza».
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