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Mascolinità tossica, la nuova bandiera
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7 Febbraio 2020

Mascolinità tossica, la nuova bandiera

Ma la mascolinità è tossica? Parrebbe di sì, così almeno lascia intendere Repubblica che sulla sua pagina Facebook scrive, commentando l’esibizione di Achille Lauro a Sanremo: «Spogliandosi, senza rinunciare al trucco, ha distrutto secoli di machismo e maschilismo tossico». Linkato un articolo in cui si legge che il cantante «ha acceso la prima serata di Sanremo e risvegliato il pubblico dell’Ariston con la sua esibizione/performance ispirata alla scena di Giotto rappresentata nelle storie di San Francesco della basilica superiore di Assisi» e «con il suo smalto viola, l’eyeliner nero con la matita sfumata a lato degli occhi che è ormai un po’ la sua cifra di stile, Achille rappresenta una mascolinità che “se ne frega” di ogni stereotipo del machismo. «Me ne frego», canta, e di sicuro non poteva rappresentare meglio il concetto».

Di «mascolinità tossica» Repubblica aveva già parlato poco più di due settimane fa. Si legge sul loro sito: «In psicologia si parla di mascolinità tossica facendo riferimento a una serie di regole culturali sulla mascolinità che sono lesive per la società e per l’uomo stesso. È l’insieme degli stereotipi che definiscono l’uomo come un essere dominante nella società, spesso con derive di misoginia e omofobia che diventano tossiche nel momento in cui promuovono comportamenti violenti come abusi sessuali o femminicidi. “Sii uomo”, “non piangere”, “non fare la femminuccia”, sono alcuni degli esempi più semplici dei divieti imposti in base al genere».

A svelare l’inganno del concetto di «mascolinità tossica» è Benedetta Frigerio nel dossier del Timone di febbraio intitolato «C’era una volta il maschio». Si legge: «Secondo questo filone di pensiero l’uomo oggi sarebbe violento perché ferito dal fatto di essere stato cresciuto con standard di mascolinità irraggiungibili che legano la virilità all’imperturbabilità, al machismo e all’assenza di emozioni- La forza maschile invece non è intrinsecamente malvagia ma un bene da saper incanalare». Nel dossier anche un’analisi di Armando Ermini sul lungo processo culturale che ha condotto “all’estinzione del maschio” e un decalogo per cavalieri 2.0 stilato da Roberto Marchesini, per scegliere cosa diventare e realizzare se stessi secondo il destino che ci è assegnato. In fine Raffaella Frullone intervista il vescovo di Phoenix, Thomas J. Olmsted che ha scritto una lettera pastorale rivolta agli uomini cattolici e intitolata “Sulla breccia!”- Perché la mascolinità non è tossica.

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