Rolando Rivi venne ucciso, dopo tre giorni di torture, dai partigiani che avevano in odio la sua fede e la sua capacità di trasmetterla agli altri giovani. Rolando, infatti, quando costretto a ritornare a casa dal seminario, non lascia mai l’abito talare, segno della sua appartenenza a Gesù, anche se ciò rappresenta un rischio per lui e i genitori stessi gli consigliano di toglierla, per non attirare l’attenzione dei partigiani comunisti che odiavano i sacerdoti. Ma lui con fermezza ha sempre risposto: «Io non ho paura. Non posso nascondermi, appartengo al Signore».
Nel 76° anniversario della morte di Rolando Rivi riportiamo alcuni tratti dell’omelia del vescovo Massimo Camisasca in una nostra trascrizione dal video della celebrazione che ha presieduto domenica 11 aprile nel santuario del Beato Rolando Rivi a Pieve San Valentino.
«[…] La nostra fede si fonda sulla visione di coloro che hanno visto il Corpo Risorto, Ma diventa certezza perché vediamo il Corpo ecclesiale. E su che cosa si fonda questo corpo ecclesiale? [… ] Su tre doni. L’acqua, lo Spirito, il sangue, tre doni convergenti, nessuno di questi doni è sufficiente da solo, tutti assieme sono il fondamento e la vita della Chiesa.
Il dono dell’acqua, innanzi tutto, entrando qui mi sono fermato al Battistero dove è stato battezzato Rolando, il dono dell’acqua sgorgata dal costato di Cristo, dell’acqua che Egli ha promesso alla Samaritana e in altre occasione della sua vita, L’acqua che come un fiume benefico avrebbe purificato il suo popolo dai peccati e avrebbe reso partecipe ciascuno del suo Corpo Glorioso, Ecco il battesimo è il primo e importante frutto della Pasqua. Dalla Pasqua, dal Corpo Risorto di Cristo nasce il Corpo ecclesiale di Cristo, «Donna ecco tuo figlio, figlio ecco tua madre», ecco il corpo ecclesiale di Cristo. E il battesimo, l’acqua, è la strada attraverso cui ciascuno di noi è reso partecipe di questo corpo,
Il secondo pilastro su cui si fonda la vita della chiesa è il sangue. Il sangue di Cristo. Cioè la donazione della Sua vita. Qui si tratta, non del sangue di chiunque, ma del sangue di Cristo. Il sangue che Rolando ha versato è prezioso perché partecipe del sangue di Cristo in forza del battesimo. In forza del battesimo ogni nostra donazione è partecipe alla donazione di Cristo. Questo che cosa ci insegna? Che l’acqua del battesimo trasforma dall’interno il nostro cuore e la nostra mente e ci rende persone che si realizzano soltanto nella comunione ecclesiale, nella donazione di sé e questo deve aver intuito Rolando. Certo, un ragazzo non può aver avuto una riflessione teologica, ma ha intuito. Ha intuito che la sua vita era qualcosa di interamente ricevuto e che si realizzava a sua volta donandosi.
Ma tutto questo sarebbe impossibile senza il terzo pilastro della vita della Chiesa, che è lo Spirito. Senza lo Spirito l’acqua rimane acqua, il sangue rimane sangue. Capace di dare la vita, ma non di rigenerarla. Occorre dunque lo Spirito, lo Spirito di Cristo, Lo spirito che è parola pronunciata sull’acqua e sul sangue, come tra poco avverrà con «questo è il mio corpo, questo è il mio sangue».
In questo modo noi siamo introdotti da questa liturgia pasquale a godere della realtà della Chiesa, siamo qui nell’anniversario del martirio di Rolando, siamo qui per vivere un avvenimento ecclesiale. Che cos’è il martirio di Rolando per noi se non la testimonianza che Cristo è risorto? Che la vita è più forte della morte, che l’amore è più forte dell’odio, che la comunione più forte della divisione? Quanto abbiamo bisogno in questo tempo di questa certezza? Che è esperienza profonda dentro la nostra vita. Se noi siamo figli della Chiesa, se noi viviamo veramente la vita della chiesa, questo diventa esperienza quotidiana. La vita è più forte della morte, l’amore dell’odio, la comunione della divisione.
Certo sperimentiamo le forze contrarie, ma sperimentiamo anche che c’è una realtà di vittoria che percorre la storia del mondo, chiediamo a Rolando di intercedere perché questa mentalità della fede maturi dentro tutti noi, che non siamo più pecore senza pastore, ma che ci lasciamo ogni giorno insegnare da Gesù attraverso il mistero dell’acqua, Spirito e sangue che cosa siamo diventati. Che cosa siamo diventati. Non più un gregge spaurito e disperso, ma una piccola comunità, unita, gioiosa e desiderosa di testimoniare la grandezza delle opere di Dio […]» (fonte)
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