Oggi, 6 luglio, è santa Maria Goretti. Una Santa che ha tracciato una via poi percorsa da molte giovani e che ancora può parlare alla generazione del terzo millennio. Vergine e martire, dopo aver ricevuto la Prima comunione all’età di undici anni esprime il desiderio di morire prima di commettere peccati. Ne darà prova quando Alessandro Serenelli, 18 anni – nove in più di Maria – il 5 luglio del 1902 la aggredisce e tenta di violentarla. Fallendo il tentativo la colpisce con 14 coltellate. La Santa morirà il giorno dopo in seguito a un’operazione dichiarando di perdonare il suo carnefice, che si convertì e chiese perdono 27 anni dopo dopo aver sognato Maria in un campo di gigli, che gli veniva incontro e gli porgeva quei fiori. Ogni volta che ne prendeva uno, in totale erano 14 come i colpi che le inferse, si tramutavano in lingue di fuoco. Quando poi venne scarcerato chiese perdono alla madre di Maria. Maria Goretti fu proclamata Santa nel 1950 da Pio XII.
Questa è la stessa via che ha intrapreso un’altra giovane, di epoca più recente: Marta Obregón Rodriguez. Nasce, seconda di quattro sorelle, il 1 marzo 1969 a La Coruña, in Spagna, ma la famiglia si trasferisce a Burgos quando lei ha pochi mesi. Cresce in una famiglia nella quale respira il profumo di Cristo fin da piccola. Frequenta gli ambienti dell’Opus dei, dove sua madre è molto attiva e durante l’adolescenza si avvicina al Cammino neocatecumenale. Viene descritta dagli amici come attiva, brillante, sportiva, una grande comunicatrice che attirava gli altri a sé come una «calamita». Questo si riflette nel suo impegno nello studio, lingue e giornalismo, e nelle sue relazioni con gli altri e nella sua vicinanza a Dio. L’energia e la vitalità che la caratterizzano non le scontano un tempo di crisi di fede che la mette sui passi della ricerca di Dio più in profondità. Decisivo nel 1990 un viaggio con il Cammino neocatecumenale a Taizé che le dona entusiasmo e zelo verso Gesù e che la farà passare dal desiderio della carriera giornalistica alla disponibilità per partire in missione verso qualunque parte del mondo, «Signore sia fatta la tua volontà», ripeteva spesso in quel periodo.
Le parole della madre su quegli anni ci riportano l’immagine di una giovane dedita a preservare il suo incontro personale con Dio che allo stesso tempo la portava a donarsi all’altro senza riserve: «Tutti i giorni era solita pregare per mezz’ora, quasi sempre in ginocchio, davanti al tabernacolo, e parlava spesso con la direttrice del Club Arlanza [dell’Opus dei, ndR]. Era una donna che aveva trovato Dio, ma continuava a cercarlo sempre più intimamente. Negli ultimi mesi frequentava anche il Cammino Neocatecumenale, al quale si sentiva molto unita e dove lei si sentiva spinta ad aiutare il mondo… Era una donna di profonda vita interiore, cosa che si notava nella sua disponibilità… Nello stesso tempo in cui cercava Dio con molta forza, si dava agli altri».
La notte del 21 gennaio 1992, mentre rientrava a casa dopo aver pregato davanti al Santissimo, viene aggredita nel portone della sua casa, rapita e portata brutalmente in un campo fuori città dove fu violentata dal suo assassino. Pedro Luis Gallego, più conosciuto come il “violentatore dell’ascensore”, perché in ascensore ha assalito le sue cinque precedenti vittime, violentandole senza ucciderle. A Marta, che è riuscita a difendere la castità del corpo, sono toccate 14 coltellate – lo stesso numero di quelle inferte a santa Maria Goretti. Muore a 22 anni il 21 gennaio 1992, giorno in cui si festeggia santa Agnese vergine e martire. «È la prima volta che ho visto un volto così pieno di pace», questo il commento di uno dei poliziotti che ha trovato il corpo senza vita di Marta.
Quando è venuta a conoscenza della sua morte e della fama di santità di Marta, la diocesi di Burgos ha proposto la sua beatificazione e nel luglio del 2007 furono fatti i primi passi per introdurre la sua Causa. I documenti presentati in Vaticano nel 2019 descrivono 20 casi di persone che testimoniano di essere uscite da una situazione difficile grazie per intercessione di Marta. C’è il caso di un bambino guarito da tumore, famiglie con problemi, soprattutto con adolescenti. E il più noto, la conversione di un’amica della madre di Marta convertita al cattolicesimo dopo la sua sepoltura. Venerdì 5 maggio 2023, nel Dicastero delle Cause dei Santi in Vaticano, si è svolto l’atto di Apertura delle scatole degli Atti del processo diocesano della Causa di beatificazione e canonizzazione di Marta Obregón, per causa di martirio. Marta fa parte di quella schiera di beate e sante che mentre il mondo narra ai giovani la banalizzazione della sessualità, indica la via della purezza come testimonianza di fede e piena unione a Dio. Ancora possibile, ancora reale.
(Fonte foto: Facebook)
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