Nel 2007, in occasione del Gay Pride, il quotidiano comunista Liberazione pubblicò due pagine di esaltazione di Mario Mieli, l’ideologo del movimento gay italiano, nato a Milano nel 1952 e morto suicida a 31 anni. Tra le altre cose venne raccontato il suo “matrimonio”:
«Il Mieli “alchemico” dell’ultima parte della sua vita narra un’esperienza magico-erotica che lo vede protagonista insieme al suo fidanzato: la celebrazione di un rito di “nozze alchemiche”, con la preparazione e l’assunzione di un pane “fatto in casa”, un dolce nel cui impasto confluivano non solo merda, sangue e sperma, ma anche ogni altra secrezione corporale, dalle lacrime al cerume. Perché? “L’abbiamo mangiato – dice Mieli – e da allora siamo uniti per la pelle. Pochi giorni dopo le “nozze”, in una magica visione abbiamo scoperto l’Unità della vita. Era come se non fossimo due esseri disgiunti, ma Uno; avevamo raggiunto uno stato che definirei di comunione”. Questa comunione vuole essere testimonianza e annuncio dell’avvento di un’armonia che, attraverso la liberazione dell’Eros, costituisce una nuova “età dell’oro”».
Un brano raccapricciante, che proponiamo ai nostri lettori (chiedendo la loro comprensione) per mostrare sino a quale livello può giungere (e giudichiamo evidentemente solo il gesto pubblico, volutamente reso pubblico) la lucida volontà di propiziare il male.
È del tutto evidente, infatti, come, in questo contesto, la questione omosessuale sia “semplicemente” l’applicazione pratica di ben altre volontà, di ben altra dedizione. Il rituale descritto ‒ blasfemo nel suo scimmiottare volutamente e apertamente il Santo Sacrificio dell’altare ‒, mira infatti indubbiamente a ottenere l’esatto contrario di ciò che chi ha fede ottiene attraverso la Comunione con il corpo di Cristo risorto.
Qui ci troviamo violentemente sbattuti di fronte alla pervicace volontà di dissoluzione; di piegare gesti, menti e spiriti al contrario esatto della salvezza dell’anima.
Certamente non tutti gli attivisti LGBT sono animati dalla medesima lucidità d’intenti, ma questa testimonianza diretta delle intenzioni del loro “padre” getta una luce inquietante su tutto quel mondo. Oltre alla ferma convinzione che informare sempre a 360° gradi, soprattutto su questioni tanto fondamentali, sia nostro dovere (oltre che umile contributo alla battaglia della verità), l’auspicio con cui pubblichiamo questa testimonianza è che i primi a venirne scioccati e dunque respinti siano proprio quegli attivisti LGBT che ancora non si rendono conto dei lidi verso cui sono incamminati.