Ieri, 20 ottobre, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, amministratore apostolico dell’arcidiocesi Madrid, ha presieduto la cerimonia di traslazione alla parrocchia di Santa Maria de Caná a Pozuelo de Alarcón, comune della comunità autonoma Madrid, dei resti della piccola venerabile.
La venerabile Mari Carmen Gonzáles Valerio y Sáenz de Heredia aveva 9 anni. Visse e morì durante la terribile guerra di Spagna (1936-1939) e subì le atroci persecuzioni anticattoliche scatenate dagli anarchici e dai marxisti la precedettero sin dal 1931 e la caratterizzarono.
Mari Carmen nacque il 14 marzo 1930, a Madrid. Seconda un’antica usanza, la bambina venne consacrata alla Madonna del Carmine, di cui prese il nome. Fu battezzata poche ore dopo la nascita per paura di perderla e eccezionalmente a soli due anni venne cresimata, con il permesso del Nunzio apostolico mons. Todeschini, amico di famiglia; l’eccezionalità del fatto si giustificava con la percezione, che non ci fosse molto tempo per prepararsi alla lotta per la fede.
Sulla famiglia incombeva il pericolo della rivoluzione. E il 15 agosto del 1936, giorno dell’Assunta, una ronda di rivoluzionari si presentò alla loro porta, per prelevare il padre, don Julio, capitano di artiglieria. Nel salutare la moglie, che voleva seguirlo, le raccomandò i bambini, dicendo di spiegare loro quando grandicelli, come era morto, nel difendere i principi cattolici. Fu rinchiuso in una vicina prigione, le cui finestre davano sulla strada di casa e qualche volta la famiglia riusciva ad intravederlo. Dopo qualche giorno si udì un suo grido e si vide un camion militare che si allontanava; alla prigione dissero brutalmente a sua moglie: «Se vuoi vedere tuo marito, va all’obitorio».
La piccola Mari Carmen ebbe l’intuizione che il padre fosse stato ucciso e cominciò a pregare intensamente con il rosario delle piaghe di Gesù, da usare nei momenti di dolore. Il capo del governo rivoluzionario era Manuel Azaña Diaz (1880-1940; per la piccola era lui il responsabile dell’assassinio del papà. Eppure alla mamma la piccola chiedeva con insistenza: «Dimmi, Azaña si salverà?», al che la madre da rispondeva: «Se fai dei fioretti e preghi per lui si salverà».
La vita della piccola in quel periodo terribile fu intessuta di piccole e grandi delicatezze verso i familiari, la servitù e i poveri. Nell’ottobre del 1938 Mari Carmen fu affidata ad un istituto di suore irlandesi come alunna interna, distinguendosi fra le altre alunne perché era l’unica a partecipare alla Messa delle suore, che si celebrava alle 7 del mattino. Un sacerdote che frequentava l’Istituto, indicandola usò questa espressione: «Quella bambina è piena di Spirito Santo».
Dopo un periodo di vacanze pasquali, trascorso a casa, dove il Giovedì Santo la piccola Mari chiese di offrirsi al Signore, tornò in collegio, dove l’8 maggio 1939 cadde ammalata di scarlattina.
Nei suoi ultimi giorni disse all’infermiera: «Mio padre è morto martire, povera mamma e io muoio vittima». La sua malattia fu tragica. Una pecie di tumore le si era formato all’orecchio. Non esistevano gli antibiotici. Le facevano flebo tre volte il dì, enormi, dolorose. Alcuni giorni doveva subire più di 20 iniezioni. La febbre era sempre, la colite che sfiniva. A ogni iniezione voleva però recitare insieme ai presenti un Padrenostro. Le vennero furono tagliati i capelli per liberare le orecchie in suppurazione. Dopo 8 giorni di tormenti risultati inutili, fu riportata a casa affidata a due infermiere, era tutta una piaga. Un grande specialista e cattedratico, dopo un consulto disse «che dopo aver visto malati di ogni tipo di malattia, età e categoria, giudico che il comportamento di quella bambina possa essere definito straordinario ed eroico e a me non compete di parlare di santità».
Avvicinandosi la festa della Madonna del Carmine, la piccola diceva che desiderava morire in quel giorno, ma gli dissero che si sarebbe sposata una zia, allora lei disse: «morirò il giorno dopo». Fu così. Morì verso le tre del pomeriggio del 17 luglio 1939.
Nella sua borsettina venne trovata un’agendina in pelle rossa con tre pagine importanti: nella prima è annotato: «29 agosto. Oggi hanno ucciso mio padre», in un’altra è scritto il grido dei martiri cattolici suoi concittadini: «Viva la Spagna. Viva Cristo Re!», nella terza pagina è annotato: «Mi sono offerta nella parrocchia del Buon Pastore, 6 aprile 1939». Il tutto custodito in un foglio con su scritto «privatissimo» come fanno i ragazzi con i loro piccoli segreti. Aveva dato la vita per la salvezza del grande nemico che aveva martirizzato suo padre, Azaña; come le aveva indicato la mamma, aveva fatto i suoi fioretti,
Un anno dopo nel 1940, esule in Francia, moriva anche Azaña con l’assistenza in punto di morte di un vescovo, ricevendo la Confessione e l’Estrema Unzione, spirando dolcemente nell’amore di Dio, senza sapere però quante preghiere di una bambina di 9 anni, avevano ottenuto la conversione.
Il 12 gennaio 1996 Papa san Giovanni Paolo II ha proclamato l’eroicità delle sue virtù, dichiarando Mari Carmen venerabile.