Non si spegne, in Francia, il dibattito attorno al disegno di legge sulla bioetica che intende estendere l’accesso alla procreazione medicalmente assistita (Pma) anche a donne single e coppie lesbiche: dopo la grande manifestazione di domenica 19 gennaio, che ha visto decine di migliaia di persone scendere in piazza a Parigi, il Senato ha discusso e approvato il testo in questione e lo ha rimandato all’Assemblea nazionale della Camera bassa per una seconda votazione.
La politica segue dunque il suo corso, senza tenere conto della realtà. Da un lato, la realtà dei tanti, tantissimi, cittadini che si stanno spendendo in prima persona per contrastare l’approvazione di questo disegno di legge, accompagnati anche dalle parole chiare della gerarchia cattolica; dall’altra, la realtà biologica, tanto evidente quanto misconosciuta, per cui un bambino nasce dall’unione tra un uomo e una donna, e con entrambe queste figure ha dunque il diritto di crescere, senza esserne deliberatamente privato ab origine. Tuttavia, per il presidente Emmanuel Macron, e per chi la pensa come lui: «Un padre non è necessariamente un uomo [nel senso di “maschio”, ndR]».
Questo, commenta la deputata Annie Genevard, vicepresidente dell’Assemblea nazionale, in un lungo pezzo apparso su Le Figaro, significa che «se, per Emmanuel Macron, un padre non è necessariamente un uomo, significa che può essere una donna. Deve essere ripetuto per capire l’assurdità della questione: un padre può essere una donna. Pertanto, il bambino nato dalla Pma e dato a un paio di donne non sarà privato di suo padre: semplicemente, suo padre sarà una donna». Il sovvertimento della realtà per mezzo del linguaggio, di orwelliana memoria, è servito.
Mamma e papà sono, insomma, “categorie” superate. D’altronde, per il ministro della Salute francese Agnès Buzyn, come ha dichiarato al quotidiano Le Parisien: «I modelli familiari sono cambiati. Tutti gli studi dimostrano che i bambini cresciuti in coppie omosessuali o da madri single non hanno particolari problemi rispetto ai bambini cresciuti in situazioni familiari più tradizionali». Come dire: la (presunta) scienza declinata a proprio uso e consumo e assolutizzata.
Ed è proprio questo ultimo passaggio ad aprire il ragionamento su un dato che, in tutto il dibattito, pare essere tenuto poco in considerazione: il fatto che al centro della questione ci sono loro, i bambini. Bambini che vengono resi dei meri “oggetti”, “merce di scambio”, e che non vengono tenuti valorizzati nell’integrità della loro persona. Tanto, sostengono i fautori della “Pma per tutti”, “dritti o storti” si cresce lo stesso: avere una mamma e un papà e avere una certezza rispetto alle proprie origini, anche genetiche, non sono fattori importanti.
Siamo dunque di fronte al tentativo, l’ennesimo, di manipolare la realtà a proprio uso e consumo. Eppure, l’oggettività non può essere smentita ed è dunque importante ribadire quelle che sono, e saranno sempre, alcune verità fondamentali, come scritto ancora dalla Genevard su Le Figaro: «Sì, è nell’interesse del bambino avere un padre e una legge che intende privarlo deliberatamente è ingiusta. Sì, un padre è necessariamente un uomo, proprio come una madre è necessariamente una donna, e una legge che richiederebbe di affermare il contrario per essere compresa sarebbe una legge senza senso. Sì, la donna deve essere in grado di stabilire la sua maternità nei confronti del bambino che ha partorito per il semplice fatto naturale del parto, senza dover svolgere alcuna altra formalità, e una legge che affermerebbe il contrario sarebbe una legge regressiva».
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