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«…Ma qualche bambino vivo va nell’immondizia», L’orrore dell’aborto a nascita parziale
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29 Luglio 2015

«…Ma qualche bambino vivo va nell’immondizia», L’orrore dell’aborto a nascita parziale

 

 

Jill Stanek lavorava al Christ hospital in Oak Lawn, Illinois. A dispetto del nome, in quella struttura si pratica l’aborto anche a termine molto avanzato. Anche l’aborto “a nascita parziale”: la legge federale americana consente (grazie a Obama che l’ha reintrodotto) l’uccisione del bambino – che non è considerato bambino – in qualsiasi momento della gestazione, purché la testina sia ancora all’interno del corpo materno. La cosa è legale non solo quando il bambino è imperfetto, ma anche quando la madre ha problemi di salute. E la sentenza Roe vs. Bolton ha dato una definizione di salute così vasta, che in pratica l’aborto a nascita parziale è possibile sempre.

Una variante dell’aborto a nascita parziale è la procedura chiamata “live birth abortion”: “aborto vivo alla nascita”.

LiveActionNews ora ospita i post di Jill Stanek che è stata una delle prime a denunciare questa orrenda pratica. Tra l’altro aveva scelto di lavorare presso quell’ospedale perché pensava che in una struttura sedicente cristiana certe cose non sarebbero potute succedere.

La cosa più atroce fu apprendere che con questo metodo i medici non tentavano neanche di uccidere il bambino nell’utero, ma provocavano un parto prematuro durante il quale, o poco dopo, il bambino moriva da sé. Venivano redatti contestualmente il certificato di nascita e di morte: causa del decesso era l’estrema prematurità.

Nell’ospedale era allestita una stanza dove – se c’era qualcuno interessato – il bambino poteva essere tenuto in braccio fino alla morte, eventualmente battezzato, fotografato (!)… ma la donna ha trovato in quella stanza troppi bambini lasciati nudi e soli a esalare l’ultimo respiro. Non solo: qualche volta, per sbaglio, il bambino ancora vivo finiva tra i rifiuti ospedalieri.

Molti di questi bambini, se curati e posti in incubatrice, avrebbero potuto tranquillamente sopravvivere.

Dal 2002 la legge chiamata Born Alive Infants Protection Act ha reso illegale questa pratica, ma ci sono molti dubbi che le cliniche rispettino la norma. Del resto non è legge federale, e in ogni Stato dove essa è stata proposta i pro-choice, capitanati dalla Planned Parenthood, hanno strenuamente combattuto (a volte con successo) affinché non fosse approvata: e non è una legge che vieta l’aborto in casi e modi diversi da quello in questione!

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