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L’utero in affitto uccide ma i media lo festeggiano
NEWS 1 Ottobre 2019    di Raffaella Frullone

L’utero in affitto uccide ma i media lo festeggiano

La notizia non ha praticamente trovato alcuno spazio nei media italiani: l’utero in affitto ha fatto la sua prima vittima fisica. Si tratta una donna morta a New Delhi per le complicazioni di una gravidanza gemellare portata avanti per conto terzi, una mamma surrogata o una madre portatrice, come la chiamano i normalizzatori di questo mercimonio. La notizia è stata pubblicata domenica da Ani, agenzia di stampa del Sud Asia, che spiega come decine di medici abbiano scritto una nota in cui chiedono una legge più restrittiva sull’utero in affitto, sebbene in India una stretta sia già stata data qualche mese fa, rendendo la surrogacy non più praticabile per fini commerciali – ovvero dietro compenso.

I medici in questione, tutti parte dell’All India Institute of Medical Science, spiegano che le condizioni psicofisiche della donna, una 42enne, erano già critiche prima della gravidanza a causa di problemi legati a tubercolosi, idrocefalia e depressione. A causa di quest’ultima la donna ha assunto una dose fuori norma di psicofarmaci, andando incontro ad una crisi che si è rivelata letale mentre era alla diciassettesima settimana di gravidanza.

Nulla si sa dei gemellini che portava in grembo, è molto difficile che siano sopravvissuti a poche settimane, comunque non compaiono quasi nell’articolo, non si sa nemmeno il nome di questa donna, non si sa se aveva altri figli e come sia finita a fare la surrogata, è solo una case history rilevante per un gruppo di medici preoccupati per la pericolosità di questa pratica. Non si sa e forse quasi nessuno se lo chiede.

Per contro ieri i principali siti di informazioni hanno dato gaudim magnum un’altra notizia. Titola Io Donna, il femminile del Corriere della Sera: «Ricky Martin di nuovo papà: è in arrivo il quarto figlio», sottotitolo : «Il cantante e attore ha annunciato che con il marito Jwan Yosef stanno aspettando un altro bambino». Irrilevante il fatto che due uomini non possano avere, quindi nemmeno “aspettare” un figlio insieme, nemmeno un cenno alla madre di questo bambino e/o alla pratica commerciale e disumana dell’utero in affitto. Stesso copione su Tgcom. Titolo: «Ricky Martin allarga la famiglia: “Siamo in attesa del quarto figlio”» Testo: «Cicogna in volo per Ricky Martin e il marito Jwan Yosef. La star portoricana l’ha annunciato a sorpresa durante l’evento Human Rights Campaign National Dinner, dove è stato premiato con l’HRC National Visibility Award per il suo impegno nella lotta a favore dei diritti LGBTQ» Tutto normalissimo insomma, nessuno sembra aver nulla da obiettare, sulla scia dei quotidiani internazionali la notizia compare anche sui siti de Il Giornale, di Vanity Fair, di R101, di Huffinghton post e forse nelle prossime ore la daranno tutti gli altri, con i cuoricini e i like di ordinanza. Nessuno si fa domande, nessuno si chiede se è giusto.

D’altra parte il cantante portoricano nel suo libro aveva scritto: «Arrivò un momento nella mia vita in cui desideravo qualcosa di più. Una famiglia. Per me avere un figlio significava essere disposto a dargli tutto. Per questo non volevo aspettare oltre, non volevo aspettare il momento giusto o il partner perfetto: ero pronto per essere padre e una volta che lo compresi, misi mano al modo per trasformare questo desiderio in realtà». Il mondo non sembra aver opposto resistenza. A spese di quanti figli? E quante mamme?


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