Maria appare a Lourdes (così come a Fatima) con un rosario in mano. Anche Bernadette ne ha uno, con i grani di legno, comprato per cinque soldi al vicino santuario di Bétharram. Oltre ai poveri stracci di cui è coperta, ha addosso due soli oggetti: quella corona e, attaccata al collo con uno spago, una copia in stagno della Medaglia Miracolosa che la Madonna aveva “commissionato” nel 1830 a santa Caterina Labouré, nelle celebri apparizioni parigine.
Quella medaglia, lo si sa, porta una scritta dove si invoca la Vergine come «concepita senza peccato» e la sua diffusione, tanto vasta quanto discreta, non è estranea alla decisione del Papa, 24 anni dopo, di rompere gli indugi e di proclamare il dogma della Immacolata. Anche qui, tout se tien: Bernadette non sa che significhi il termine “Immacolata Concezione”, tanto che, correndo dalla grotta al presbiterio di don Peyramale, il 25 marzo, deve ripetere di continuo, ad alta voce, le parole sentite dalla Signora, per non dimenticarle. Eppure, ha su di sé una invocazione a Colei che è Immacolata.
Come si sa, la piccola reciterà il rosario assieme ad Aquerò: questa, però, farà scorrere i grani ma non muoverà le labbra. Con il suo gesto, esorta i figli a salutarla (Ave Maria…) e a invocarla (ora pro nobis peccatoribus) ma, evidentemente, non lo fa ella stessa. È un particolare apparentemente minore, in realtà assai importante, che Bernadette confermerà sempre, anche nel terribile interrogatorio davanti al commissario di polizia. Soprattutto in questi dettagli si può sorprendere il marchio di verità della sua testimonianza. Come avrebbe potuto passarle per la mente di inventarlo, ignara com’era persino delle basi del catechismo?
Comunque, Lourdes è radicalmente “cattolica” non solo confermando i dogmi definiti dalla Chiesa ma confermando anche le sue devozioni, a cominciare da quel rosario che è stato nei secoli l’alimento dei santi ma pure la Biblia pauperum, la Scrittura degli analfabeti: tutto il suo impianto, con il succedersi dei “misteri” è evangelico, come sono evangelici il Pater noster, la prima parte dell’Ave, il Gloria alla Trinità e derivano direttamente dalla Bibbia anche le litanie che lo seguono e dove ogni invocazione si rifà a una immagine scritturale. Il furore della riforma protestante contro la “pratica superstiziosa” della recita della corona è contraddittorio con i suoi stessi principi, tutto nel rosario venendo da quella Bibbia cui soltanto il protestantesimo dice di ispirarsi.
Ma vale la pena di approfittare dell’occasione per ricordare una realtà ignorata, presumo, da coloro che pur recitano ogni giorno il rosario. Nella sua versione completa, come si sa, questo è composto da 150 Ave Maria: in origine, fu il sostituto dei 150 salmi per i frati conversi che non sapevano leggere. I 50 grani abituali non sono che un terzo del totale (i Portoghesi, ad esempio, chiamano la corona o terço). Ma il cerchio di quella corona è completato da una “appendice” da cui pende una croce e sulla quale sono fissati cinque grani ulteriori. Di essi, due sono isolati e sono previsti, dall’antica tradizione, per la recita di un Salve Regina e di un Gloria. Quei due grani, ne precedono e seguono altri tre raggruppati uno vicino all’altro, scorrendo i quali si recitavano alla fine altre tre Ave Maria.
Queste, dunque, per la recita del rosario completo, sono in totale 153. Numero, ovviamente, non casuale ma scelto da coloro che, in una evoluzione durata secoli, crearono questa devozione che tanta parte aveva, e ha, nella vita spirituale dei fedeli. Numero, questo 153, misterioso, divenuto sacro e carico di simboli che in gran parte ci sfuggono e che risale, come si sa, al vangelo di Giovanni, con l’apparizione del Risorto agli apostoli che gettano invano le reti sul lago di Tiberiade, quando compare un Personaggio che solo dopo sarà riconosciuto e che consiglia di «gettare la rete dalla parte destra della barca». Il risultato è che «quando Pietro trasse a terra la rete, essa era piena di 153 grossi pesci».
Ecco dunque a che si ispira il numero di Ave Maria della corona che, anche in questo, vuole avere le sue radici nel vangelo. Ma il numero misterioso dei pesci pescati su indicazione di Gesù si cela nella preghiera stessa. In effetti, se si contano le lettere dell’Ave Maria in latino – in questa lingua è nata – si scoprirà che essa è composta di 153 lettere (escludendo l’amen finale, aggiunta tarda e che non fa parte della preghiera originale ed escludendo l’et davanti al benedictus fructus ventris tui poiché neppure questa congiunzione – irrilevante perché puramente eufonica – è registrata nei testi antichi).
Dunque, 153 le Ave Maria, ciascuna di esse composta di 153 lettere. Ma, allora, è giustificato un brivido di sorpresa scoprendo che Nostra Signora del Rosario, così è chiamata ufficialmente la Vergine apparsa a Fatima, convoca i tre piccoli veggenti a un incontro per sei mesi, da maggio a ottobre, al giorno tredici. Ebbene, dal 13 maggio, inizio delle apparizioni, al 13 ottobre, la fine clamorosa, quando esplode il grande prodigio solare, i giorni sono 153! Un ennesimo “caso”? Chi si accontenta, ha libertà di crederlo. Quel numero misterioso compare anche a Lourdes, seppure con una singolarità. In effetti, sono 153 i giorni della durata delle apparizioni, ma solo se si comincia dalla seconda, il 14 febbraio, sino all’ultima, il 16 luglio, nella festa di Nostra Signora del Carmelo, su cui dovremo ritornare. Se cominciamo dall’11 febbraio, la durata del ciclo delle apparizioni è di 156 giorni.
Qualcuno ha fatto notare che i 153 giorni del vangelo e poi del rosario e dell’Ave Maria scadono, partendo dall’11 febbraio, il 13 luglio: ritorna cioè il 13 di Fatima. Tredici che da sempre è legato a Maria perché icona della Vergine è la Luna (che non brilla di luce propria, bensì di quella riflessa dal Sole Cristo) e 13 sono le lunazioni dell’anno, così come 13 sono i gradi che il nostro satellite percorre ogni giorno nel suo peri pio nel cielo. Per tornare al nostro 153: qualcuno si è spinto forse troppo in là e ha notato che, se si dà un numero alle lettere (A = 1, B = 2, ecc.), e se si impiega la lingua ufficiale a Lourdes, il francese, su 365 giorni ce ne è uno solo il cui nome, sommandone le lettere trasformate in cifre, dia come totale il 153.
E questo giorno è Seize Juillet, sedici luglio, cioè il giorno dell’ultima apparizione. Ma, ripeto, in questi casi prudenza e spirito critico sono d’obbligo. (IL TIMONE N. 72 – ANNO X – Aprile 2008 – pag. 64-66)
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