A rivelare il non detto della battaglia ideologica, culturale e – aggiungo – spirituale, di questa generazione, ci ha pensato Emma Bonino in seguito alle polemiche relative al ministro Roccella e al Salone del libro di Torino con un’intervista rilasciata a La Stampa. «È sempre esistita nel nostro Paese una corrente antiabortista. L’abbiamo sempre sconfitta, sia nella legge sia nei referendum. Sanno che in un dibattito pubblico sulla questione aborto sarebbero in minoranza come lo sarebbero sul divorzio. Ma questa destra oggi ha trovato un modo più subdolo di agire. Sottovalutano la questione degli obiettori, non contemplano le nuove ricerche scientifiche, fanno di tutto per rendere difficile l’aborto farmacologico. Accade tutto in modo nascosto. Dunque è più complicato fronteggiare questo attacco. C’è un solo modo per difendere la legge 194: mobilitarsi per chiedere tutti gli altri diritti e scardinare il modello di famiglia unica imposto dal governo».
Innanzitutto è da ringraziare la Bonino per la trasparenza con cui ha portato alla luce del sole una verità troppo spesso nascosta dalla menzogna. Ecco l’unico obiettivo che si nasconde dietro all’aborto, all’ideologia gender, alla retorica che un certo mondo progressista sta inculcando ai giovani che sarebbero “nati in un corpo sbagliato”. Dietro al “my body my choice” si vuole distruggere la famiglia. A dirla tutta, sono state tante le profezie in merito. A leggere l’Apocalisse o dalle parole di san Giovanni Paolo II sapevamo già che ad attenderci ci sarebbero stati forti attacchi alla famiglia. Ed eccoli arrivati, da un pezzo, direi.
Perché sarebbe da ricordare alla Bonino che il «modello unico di famiglia» che vorrebbero scardinare sta scomparendo. Basti pensare che c’è stato chi ha insinuato che sarebbe opportuno far fuori il termine “padre” e “madre”, per poi arrivare a farli fuori veramente. Tra i primi a formularla, lo psichiatra comunista David Cooper (1931-1986) decenni fa scrisse: «Non abbiamo più bisogno di padri o di madri. Abbiamo solo bisogno di “maternage” e “paternage”» (La morte della famiglia, 1972). E nel numero cartaceo del Timone di giugno (qui per abbonarsi) aspettatevi un articolo lungimirante ed esclusivo di un importante studioso americano che proverà quello che persino gli studi sulle famiglie Lgbt tentano di insabbiare: papà e mamma contano ancora.
Sì, la famiglia da scardinare – che, udite udite, include anche la biologia – non vacilla. Che poi, dopo il divorzio, l’aborto, la fecondazione extra-corporea, sarebbe arrivato il momento di risvegliare il popolo e mettersi sul piede di guerra? Non credo. Semmai siamo noi che abbiamo il dovere di vigilare. Che dobbiamo difendere il sesso maschile e femminile, prima ancora di poter dichiarare con fierezza di essere padri o madri. Che non possiamo permetterci di non dare voce a chi ancora non può difendersi da solo nel grembo materno. E lo faremo, lo stiamo già facendo. Grazie, comunque, per la chiarezza della propaganda. Meglio tardi che mai. Almeno ora sappiamo dove concentrarci. (Fonte foto: screenshot da Twitter)
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