Con questo film dal taglio introspettivo, dal retrogusto di western di un’altra epoca condito con una punta di malinconia e con una forte dose di realismo, il giovane regista Matìas Meyer (figlio dello storico studioso della Cristiada Jean Meyer) ci propone un tragico spaccato di storia del Messico pressoché sconosciuto al di fuori dei suoi patri confini. Liberamente tratto dal romanzo Rescoldo. Los últimos cristeros del figlio di un comandante cristero Antonio Estrada, questo lungometraggio della durata di circa un’ora e mezza è incentrato soprattutto sul vissuto interiore dei protagonisti (la loro eroica compostezza, i loro dubbi, la loro volontà di combattere nonostante tutto…) e risulta essere molto diverso come impostazione dal più noto film americano Cristiada, pur tutto sommato eguagliandolo in termini di godibilità della pellicola. D’altronde nel film del Meyer abbiamo la trasposizione su cellulosa di una guerra prevalentemente spirituale combattuta nell’interiorità dei singoli protagonisti, aspetto che conseguentemente lascia poco spazio ad epiche scene di battaglia.