Mentre ancora si stava facendo la tragica e provvisoria conta dei danni della strage di domenica, una nuova esplosione ha colpito al cuore lo Sri Lanka portando il bilancio delle vittime a circa 300 persone e quello dei feriti ad almeno 500. Quella di ieri si aggiunge alle sei esplosioni simultanee che si sono verificate durante la mattinata di Pasqua in chiese e hotel della capitale Colombo e della città di Negombo. Un’azione militare, coordinata, chirurgica: prima è stata colpita la chiesa di Sant’Antonio di Padova a Kochchikade, poi quella di San Sebastiano a Negombo, poi quella evangelica di Sion; è stata poi la volta di tre hotel a cinque stelle gremiti di turisti occidentali nell’ora di colazione, e infine l’esplosione di ieri, di nuovo nei pressi di una chiesa, mentre la polizia ha rinvenuto 87 detonatori.
Le indagini sono tuttora in corso, ma il copione potrebbe facilmente far pensare alla violenza di gruppi jihadisti: si parla del gruppo locale National Thowheed Jamath appoggiato da una rete internazionale, ma per avere la conferma bisognerà attendere almeno l’esito degli interrogatori delle 24 persone che sono state arrestate, mentre ancora manca una rivendicazione ufficiale per quanto accaduto in un Paese dove anche la maggioranza buddhista è ostile ai cristiani e non ha mancato di manifestarlo. Già, cristiani, e qui veniamo alla violenza di matrice certa, quella relativista, tutta occidentale.
Commentando la strage di Pasqua, infatti, l’ex presidente americano Barack Obama arriva a non nominare i cristiani e scrive così: «Gli attacchi ai turisti e ai devoti della Pasqua nello Sri Lanka sono un attacco all’umanità. In una giornata dedicata all’amore, alla redenzione e al rinnovamento, preghiamo per le vittime e stiamo con la gente dello Sri Lanka».
The attacks on tourists and Easter worshippers in Sri Lanka are an attack on humanity. On a day devoted to love, redemption, and renewal, we pray for the victims and stand with the people of Sri Lanka.
— Barack Obama (@BarackObama) 21 aprile 2019
Gli fa eco Hillary Clinton, che scrive: «In questo santo fine settimana per molte fedi, dobbiamo stare uniti contro l’odio e la violenza. Prego per tutti coloro che sono stati colpiti dagli orribili attacchi di oggi ai devoti della Pasqua e ai viaggiatori nello Sri Lanka».
On this holy weekend for many faiths, we must stand united against hatred and violence. I’m praying for everyone affected by today’s horrific attacks on Easter worshippers and travelers in Sri Lanka.
— Hillary Clinton (@HillaryClinton) 21 aprile 2019
«Easter worshippers», hanno scritto, devoti della Pasqua, fedeli della Pasqua, come se i morti fossero gli aficionados di un evento come un altro, come se la parola cristiani non fosse da pronunciare, come se Cristo stesso fosse da lasciare a tutti i costi fuori da ogni tipo di narrazione, persino nel giorno della Resurrezione, ridotto a una generica «giornata dell’amore, della redenzione, del rinnovamento». Eppure nel caso degli attentati alle moschee avvenuti in Nuova Zelanda i leader democratici del Paese più potente del mondo avevano twittato la loro solidarietà alla «comunità musulmana», non più genericamente ai «frequentatori delle moschee».
L’Occidente evoluto e progressista uccide i cristiani dello Sri Lanka una seconda volta quando nega che oggi, Anno Domini 2019, si muoia ancora per quel Gesù messo in croce duemila anni fa, e che ancora oggi risorge grazie al sangue versato dai Suoi martiri che continuano a rendergli testimonianza. Possa la nostra indifferenza non farsi complice.
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