da Il Settimanale di Padre Pio, nr. 44, 8 novembre 2015
Salve, mi chiamo Paolo, ho 27 anni e vivo a Bologna. Sono nato e cresciuto in una famiglia cattolica non solo nella teoria ma anche nella pratica e vorrei anch’io un giorno formare una famiglia in cui Dio e la Fede siano al centro di tutto l’agire, e non solo un fatto formale. La mia fidanzata è cattolica e condivide questo mio progetto, ma forse non con la mia stessa radicalità. Per esempio, da un po’ di tempo sta andando con un’amica a un seminario di yoga. Certamente, lo so, si vuol servire solo delle tecniche di rilassamento, anche se ora mi sembra molto presa da questi manuali e dice che l’aiutano anche nella vita spirituale e di preghiera. A me non piace questa cosa. Faccio bene a pensare che non sia compatibile con una vita autenticamente cristiana? – Paolo T.
Caro Paolo, sempre più frequentemente si trovano corsi o seminari di yoga non solo nelle palestre, ma anche in centri di spiritualità cristiana o in monasteri! La cosa, come lei nota quasi per istinto, è ovviamente in stridente contrasto con le esigenze della Fede vissuta coerentemente. Comunemente, però, si pensa che ci possa essere compatibilità tra spiritualità cristiana e yoga, o almeno che non siano realtà in conflitto, e così, tanti cattolici frequentano corsi di yoga per sconfiggere ansia e stress.
La domanda essenziale da porsi quindi è proprio questa: lo yoga è compatibile con il Cristianesimo? E la risposta è negativa. Lo yoga si ispira a una scuola indù. Fu elaborato nei 194 Yoga sutra scritti da Pantanjali nel V secolo d.C. È un metodo con il quale la persona cerca di sottomettere tutte le forze spirituali, orientandole verso la meta desiderata, che può essere la “pace interiore” o il conseguimento di una “conoscenza suprema”, oppure l’emancipazione da tutti i legami del mondo e dalla materia.
La “pace interiore”, che per un cristiano consiste nel possesso di Dio nella sua anima con la vita di grazia, vien qui ricercata dove Dio non è, e pretesa a costo di sforzi puramente umani e personali. Il conseguimento di una conoscenza suprema, alla maniera divina, è incompatibile con la dimensione creaturale dell’uomo e ricorda le parole tentatrici del serpente nel Paradiso terrestre. Anche la liberazione da tutti i legami del mondo e dalla materia non può essere in nessun modo paragonata alla cosiddetta ascetica cristiana che, comunque, afferma sempre la positività del creato e della dimensione terrena creata da Dio. Questi sono solo alcuni, ma si potrebbero rilevare molti altri aspetti di incompatibilità.
L’inganno è quello di voler separare nello yoga la filosofia di vita dalla pratica di rilassamento, nell’illusione di poter fruire di alcuni “benefici” senza compromettersi più di tanto. E questo è forse il caso della sua fidanzata. Che fare? Potrebbe farla riflettere sul fatto che questa separazione non ha senso in quanto ciò che contraddistingue lo yoga non è tanto il suo aspetto pratico, ma la sua propria filosofia che propone una via di realizzazione spirituale con un percorso che diviene via via sempre più totalizzante, con il rifiuto sempre più netto e deciso di ogni visione teologica metafisica, che è il presupposto della Fede cattolica. Esso si sviluppa in 2 fasi che non hanno senso separate l’una dall’altra: la prima (Hatha Yoga) sÌ propone il controllo totale del corpo e delle energie attraverso una pratica di esercizi fisici, la seconda (Raja Yoga) è la tappa successiva dove si raggiungerebbe l’illuminazione suprema circa l’unità del tutto, in altri termini: puro monismo panteista, ossia identificazione del divino con la natura. Ma qui siamo ormai lontani dal porto sicuro della Verità cristiana.
Un’autentica esperienza religiosa si pone nella dimensione dell’esclusività, cioè respinge le altre. E se l’induismo (ispiratore dello yoga) vi ha rinunciato, permettendo di professare contemporaneamente anche un’altra religione, il Cristianesimo non lo può fare, perché deve confrontarsi con le esigenze di ciò che custodisce e propone: la Verità assoluta che non può contraddirsi e non ammette compromessi né in teoria né in pratica.
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