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Lo scisma tedesco non ci sarà se la Chiesa «rimane fedele a Gesù»
NEWS 28 Settembre 2019    di Ermes Dovico

Lo scisma tedesco non ci sarà se la Chiesa «rimane fedele a Gesù»

Tra lettere dal Vaticano e incontri tra il cardinale Marx e papa Francesco, il cosiddetto “cammino sinodale” tedesco prosegue. Il 25 settembre, nell’assemblea plenaria tenutasi a Fulda, sono stati approvati degli statuti (51 “sì”, 12 “no” e un astenuto) che, a parte qualche cambiamento di poco conto, come riferisce la Cna, confermano l’orientamento maggioritario dei vescovi tedeschi di trattare la revisione dell’insegnamento sulla morale sessuale, il ruolo delle donne, l’ordinazione sacerdotale, ecc.

Il percorso germanico sta suscitando timori di scisma, anche oltreoceano, dove sulla questione è intervenuto l’arcivescovo di Denver, Samuel Aquila, ricordando che prima di essere crocifisso Gesù pregò per l’unità della Chiesa. «Guardando alla storia e ai tempi attuali di tumulto dentro la società e la Chiesa, è di vitale importanza ricordare che la nostra unità proviene dal rimanere in rapporto con il Padre, Gesù e lo Spirito Santo, non nell’adottare i valori del mondo», ha scritto su Denver Catholic monsignor Aquila.

L’unità della Chiesa «non è solo per il nostro bene, è anche per il mondo», perché creda che Gesù è stato mandato dal Padre. Perciò, l’arcivescovo mette in guardia dal cattivo uso della libertà umana, da cui sono nati i vari scismi. E aggiunge: «Sfortunatamente, i recenti sviluppi della Chiesa in Germania, indotti dal cardinale Marx e dalla maggior parte dei vescovi tedeschi, rischiano di danneggiare l’unità della Chiesa universale», spingendo, assieme a un «consistente» gruppo di laici, verso «l’ordinazione delle donne, le benedizioni delle unioni omosessuali» e altri temi contrari alla dottrina cattolica.

Aquila, dopo aver richiamato la lettera inviata a giugno da Bergoglio ai cattolici tedeschi, scrive che è «deludente» il fatto che i vescovi della Germania tirino dritto per una strada non ecclesiale bensì mondana. «Basta guardare la storia di quelle comunità protestanti che si separano costantemente l’una dall’altra sulla dottrina, per vedere l’impatto del sostituire la fede con credenze socialmente accettabili». Le conseguenze sono evidenti anche per la pratica religiosa, poiché «cambiare l’insegnamento per rimanere al passo con la moralità moderna non riempie le chiese».

Le chiese si riempiono solo se i tralci rimangono attaccati alla vite, cioè «solo incontrando Gesù Cristo, rimanendo fedeli a Lui, non importa a quale costo». Un esempio di come dall’amore per Dio discenda l’unità tra gli uomini lo dà – spiega l’arcivescovo americano – san Massimiliano Maria Kolbe. Il quale, mentre i nazisti portavano avanti il loro piano di distruzione, culminato negli orrori dei campi di concentramento (dove lo stesso santo morì, sacrificandosi per un padre di famiglia), «fu un condotto d’amore, un ramo che rimase unito alla vite di Gesù».

E tutto questo, insegnava padre Kolbe, «non ha niente a che fare con dolci lacrime e sentimenti, ma è una questione di libera volontà che tiene fede all’amore nonostante la nostra avversione ed esitazione». È da questa fede in Colui al quale tutto è possibile (Mt 19, 26) che dipende l’unità della Chiesa.


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