All’annuale festival Bratislava Hanus Days – un evento di cinque giorni a Bratislava che riunisce intellettuali e artisti proveniente da una varietà di discipline -, che si prefigge l’obiettivo di conciliare fede e ragione e offrire un’alternativa alla cultura tradizionale, sono intervenuti i famosi apologeti e teologi Scott e Kimberly Hahn.
Come convertire il mondo? Questa è stata la domanda – simile a quella proposta nel nostro speciale dossier di luglio – rivolta a un Occidente che sta diventando nuovamente la terra missionaria dei primi secoli della Chiesa. In una tavola rotonda del 16 giugno insieme al padre domenicano Thomas Joseph White, rettore della Pontificia Università di St. Tommaso d’Aquino a Roma, la nota coppia americana di teologi ha discusso sulle nuove sfide dell’evangelizzazione nella società odierna. A margine dell’evento hanno rilasciato un’intervista al Register di cui riportiamo alcuni estratti.
«L’agenda laica, in America, in Europa, produce unesistenza senza gioia», comincia la risposta alla prima domanda, «persegue il piacere, il potere e la ricchezza, ma non raggiunge mai la gioia che solo Cristo può dare. E così seguendo papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto, papa Francesco ha sottolineato la gioia del Vangelo, nella sua primissima enciclica. Questa è la cosa che dobbiamo offrire al mondo e condividere l’uno con l’altro». Secondo Scott e Kimberly Hanhn la maggiore insidia dell’evangelizzazione risiede nella «mancanza di amore per coloro che non conoscono ancora il Signore. E se li amiamo sinceramente con l’amore che Cristo ha messo nei nostri cuori per loro, allora questo è troppo bello per essere tenuto per noi stessi. Penso che molte persone esitino a condividere la fede perché sono preoccupate di non avere tutte le risposte o che diranno qualcosa di sbagliato. E invece, credo che dobbiamo solo rischiare di amare le persone, condividendo la verità e la gioia della fede in Cristo. E poi se sbagliamo, o se non conosciamo la risposta, allora andiamo a casa, preghiamo, leggiamo, e poi torniamo con più verità da condividere».
Questo fenomeno è stato definito da padre Thomas «quietismo» e la coppia l’ha spiegato parlando di come dovrebbe essere la relazione tra laici e clero, una sorta di “alleanza”: «Dobbiamo distinguere il clero e i laici per unirli. Dovremmo davvero subordinarci al clero, ma il clero ha il compito di elevarci non solo come bambini, ma come fratelli e sorelle in Cristo, in modo da poter essere apostoli laici, non sovvertire o sostituire, ma formare questa alleanza, questo partenariato. Io e mia moglie abbiamo sei figli e 21 nipoti. Tutti i nostri sei figli sono cresciuti, quindi non sono più solo i nostri figli; sono come noi – figli di Dio, e sono fratelli e sorelle in Cristo. E penso che il modello della famiglia serva da paradigma per come la Chiesa possa prosperare al giorno d’oggi».
«Dobbiamo riconoscere che c’è un sacerdozio ministeriale che il clero condivide, ma c’è anche il sacerdozio dei battezzati. E così, ci viene comandato di essere apostoli laici, seguendo Gesù e poi annunciandolo. È come inalare il respiro dello Spirito di Dio e poi espirare quel respiro dello Spirito di Dio che porterà la parola di verità, il Vangelo, non solo a coloro che si sono allontanati o vagati, ma anche a noi stessi», proseguono. Quando poi l’intervistatore chiede a Scott se il loro passato da protestanti li stia aiutando a parlare della loro fede – dato l’inclinazione degli evangelici a esporsi maggiormente -, lui risponde che è ironico presumere che «poiché eravamo protestanti, possiamo portare qualcosa ai cattolici, vale a dire la Scrittura sacra. Ed è tragico, perché è una sorta di accordo di divorzio: noi cattolici abbiamo i sacramenti e i protestanti hanno le Scritture. Ma essere cattolici è essere scritturali. La Sacra Scrittura viene dalla Chiesa e si compie all’interno della liturgia eucaristica. Quindi è davvero una riunione. Ciò che Dio aveva unito, l’uomo non avrebbe mai dovuto essere messo da parte».
Come può la Chiesa incarnare un messaggio credibile oggi? Soprattutto di fronte agli scandali sessuali e alle nuove ideologie dilaganti è una domanda che ogni cristiano deve porsi. La risposta della coppia è stata questa: «Non avremmo rimandato la proclamazione del Vangelo per una generazione a causa di ciò che fece o a causa di ciò che fece il nostro primo papa, Pietro, negando Gesù tre volte. La forza di Dio è resa perfetta nella nostra debolezza. […] Tendo a pensare che nel nostro contesto attuale, Dio voglia sorprenderci e ottenere una sorta di lavoro soprannaturale che non sarà necessariamente misurato in numeri, trasformando molti peccatori come me in santi. […] Dobbiamo essere fedeli alle verità senza tempo. Dobbiamo affrontare le questioni attuali, ma con la fiducia che il Signore ha guidato la Chiesa e continuerà a farlo, a dire la verità al potere, a dire la verità alla nostra cultura. E in termini di disegno dei giovani, sono alla ricerca di adulti con virtù eroica; hanno bisogno di essere chiamati a una virtù eroica. Non sappiamo cosa riserva il futuro. Può comportare molta più persecuzione dei cristiani che già esiste oggi. Non promuoveremo mai il Vangelo annacquandolo per renderlo appetibile. Dobbiamo dire la verità, sapendo che anche quando diciamo la verità con tutto l’amore che possiamo, la verità stessa può essere offensiva».
In conclusione, parlando poi della trasmissione della fede in famiglia Kimberly ha ribadito quanto sia importante che «continuiamo a crescere in Cristo per il bene dei nostri figli e nipoti – e non esitare ad attirarli al Signore, portandoli ai sacramenti, sedendoci con loro». Ha poi portato un esempio personale: «Ho 13 nipoti [i più grandi, ndr]. Spesso li porto fuori e do loro una tazza di porcellana. Poi prendiamo il caffè in una tazza di carta, e parliamo di purezza. Parliamo di ciò che è più prezioso: una tazza di carta che butti via o questa bella tazza di porcellana. Attraverso questa analogia, sto dando loro una chiamata personale: scegliere Cristo e scegliere la purezza, ciò che è veramente prezioso. Ho anche piccole melodie per i versi che mi fanno pensare a loro; ho melodie per i libri della Bibbia in modo che li memorizzino in ordine, e diventa loro più familiare. Dobbiamo condividere la gioia della nostra fede e dire continuamente la verità di Dio nei loro cuori, e non dire: “Ok, sono battezzati. Sono bravi.” No, questo è solo l’inizio». (Fonte foto: Facebook)
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