In attesa di leggerlo sul numero speciale del Timone di febbraio, con copertina dedicata a Benedetto XVI, ecco l’ultimo articolo scritto dal cardinale George Pell e pubblicato dal britannico The Spectator. Il porporato australiano ha inviato il pezzo al direttore Damian Thompson il giorno 10, probabilmente poche ore prima di morire, mentre il contributo alla memoria di Benedetto XVI è stato inviato al direttore del Timone il giorno 9 gennaio. Dalle colonne dello Spectator, il cardinale australiano George Pell ha denunciato «l’incubo tossico» del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità.
In particolare, l’analisi di Pell verte sull’opuscolo prodotto dal Sinodo. «Allargate lo spazio della vostra tenda», presentato nell’ottobre 2022 in Vaticano, un libretto di 45 pagine che riporta il resoconto delle discussioni della prima fase di «ascolto e discernimento» , tenutasi in diverse parti del mondo, che è stato definito dal porporato «uno dei documenti più incoerenti mai inviati da Roma», a cominciare dal linguaggio, infarcito di un «gergo neo-marxista», addirittura «ostile alla tradizione apostolica», in cui vengono trascurati anche i punti cardine del cristianesimo come la fede nel giudizio divino, il paradiso e l’inferno.
Il Sinodo dei Vescovi Cattolici sarebbe – da questo gennaio fino a marzo – impegnato nella costruzione di quello che è stato definito il ‘sogno di Dio’ della sinodalità, ma, fa notare Pell, questo sogno divino si sta già trasformando in un «incubo tossico» nonostante le buone intenzioni dei vescovi. «Allargate lo spazio della vostra tenda», il titolo dell’opuscolo, sarebbe già eloquente, perché l’invito non sarebbe indirizzato all’accoglienza dei nuovi battezzati, quindi a coloro che hanno risposto alla chiamata a pentirsi e a credere, ma a chiunque sia disposto semplicemente ad ascoltare. I partecipanti hanno, anzi il dovere di mostrarsi accoglienti e «radicalmente inclusivi», nella logica del «nessuno è escluso».
«Il popolo di Dio – secondo quanto scritto nel documento – ha bisogno di nuove strategie: non litigi e scontri, ma dialogo, dove si rifiuta la distinzione tra credenti e non credenti. Il popolo di Dio deve ascoltare, insiste, il grido dei poveri e della terra». Tutto questo, secondo il cardinale, sarebbe dovuto anche alle irriducibili divergenze di opinione sull’aborto, la contraccezione, l’ordinazione delle donne al sacerdozio e l’attività omosessuale, tali, che hanno portato alcuni ad affermare che addirittura non si possano stabilire posizioni definitive e stabili su questi temi.
Uno dei motivi che ha portato il cardinale ad affermare che «non siamo di fronte ad una sintesi della fede cattolica o dell’insegnamento del Nuovo Testamento che costituisce la base normativa per tutti gli insegnamenti sulla fede e sulla morale» e che, anzi, il cammino sinodale, fino ad ora, avrebbe «declassato il Trascendente». Peraltro anche l’Antico Testamento, sarebbe stato ignorato, secondo quanto riportato dal porporato, rifiutata anche la Legge mosaica, compresi i Dieci Comandamenti.
Un altro tasto dolente sarebbe costituito dalla scelta del Relatore del sinodo, il cardinale Jean-Claude Hollerich che ha pubblicamente rifiutato gli insegnamenti fondamentali della Chiesa sulla sessualità, con la motivazione che essi contraddirebbero la scienza moderna. Per questo, sottolinea Pell «i sinodi devono scegliere se essere servitori e difensori della tradizione apostolica sulla fede e la morale, o se il loro discernimento li costringa ad affermare la loro sovranità sull’insegnamento cattolico. Devono decidere se gli insegnamenti di base su cose come il sacerdozio e la moralità possono essere parcheggiati in un limbo pluralista».
Un pluralismo che, fa notare il cardinale, già esiste in diverse parrocchie e ordini religiosi su alcune questioni, come, ad esempio, l’omosessualità. Una tendenza, sottolinea allarmato il porporato, non certo corretta né tantomeno ostacolata dalla ridefinizione del ruolo dei vescovi e delle gerarchie, in generale, come emerge da quanto scritto nel libretto. Pell, al contrario, ricorda come, fin dai tempi di Sant’Ireneo di Lione, il vescovo è anche il garante della continua fedeltà all’insegnamento di Cristo, la tradizione apostolica. «Sono governatori e talvolta giudici, oltre che insegnanti e celebratori di sacramenti» e «non sono solo fiori da parete o timbri di gomma».
Un ridimensionamento preoccupante del ruolo dei vescovi, insomma, in quanto il documento ritiene che i modelli gerarchici di autorità debbano essere distrutti e che l’unica vera autorità venga dall’amore e dal servizio. La dignità battesimale conterebbe più dell’ordinazione ministeriale, pertanto gli stili di governo diventerebbero meno piramidali e più «partecipativi». Ma Pell ricorda che, al contrario, i principali protagonisti in tutti i sinodi e concili cattolici, e in tutti i sinodi ortodossi, in virtù del loro stesso ministero, sono stati i vescovi. É necessario e urgente, secondo il cardinale, mettere in pratica questo principio, «affinché le iniziative pastorali rimangano nei limiti della sana dottrina. I vescovi non sono lì semplicemente per convalidare il giusto processo e offrire un nihil obstat a ciò che hanno osservato».
Un altro aspetto allarmante che emergerebbe dal testo del libretto, secondo il cardinale, è che non si esorterebbe nemmeno i partecipanti cattolici «a fare discepoli di tutte le nazioni (Mt 28,16-20), tanto meno a predicare il Salvatore a tempo opportuno e fuori tempo (2Tim 4,2)», in quanto il compito di tutti sarebbe semplicemente quello di «ascoltare lo Spirito Santo».
Un accantonamento de facto della missione evangelizzatrice della Chiesa, probabilmente anche a causa delle drammatiche divergenze di opinione sull’aborto, la contraccezione, l’ordinazione sacerdotale delle donne e l’attività omosessuale, «alcuni hanno ritenuto – spiega Pell- che su questi temi non si possano stabilire o proporre posizioni definitive. Questo vale anche per la poligamia, il divorzio e il nuovo matrimonio». (Foto: Imagoeconomica).
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