Pubblichiamo ampi stralci dell’intervista di Raffaelle Frullone a Sue Ellen Browder pubblicata sul Timone n. 193 marzo 2020
«Volevo esporre la complessa rete di bugie che io e altri giornalisti delle riviste femminili americane abbiamo inventato per anni per vendere alle donne un falso femminismo costruito sul “sesso come potere e piacere”». Così Sue Ellen Browder (foto in alto, Sue Ellen nel 1970), giornalista americana, spiega perché ha voluto scrivere il suo ultimo libro, Sex and the catholic feminist – New choices for news generations (Il sesso e il femminismo cattolico, nuove opportunità per nuove generazioni) uscito il mese di febbraio 2020 negli Stati Uniti per Ignatius Press.
Nata e cresciuta nelle campagne dell’Iowa, laureata in Missouri e poi approdata a New York, la Browder ha lavorato per numerose testate ma principalmente per Cosmopolitan, una delle riviste femminili più vendute al mondo, presente in 64 paesi e tradotta in 35 lingue. Una potenza del settore per un target che va dalle quattordicenni e le trentenni. Rileggendo il periodo in cui era a Cosmo con la consapevolezza di oggi, la Browder scrive: «La propaganda non è solo un mucchio di bugie. Le persone spesso pensano che sia così, quindi pensano di poterle riconoscere facilmente: “Sono così intelligente, posso individuare una bugia quando ne vedo una”. Ma la propaganda è molto più insidiosa. Fa parte della sua natura quella di essere ben mimetizzata».
Vedova e madre di due figli, oggi la Browder vive a Lander, nel Wyoming, dopo una vita da femminista e dopo essersi convertita al cattolicesimo grazie al marito che, soprattutto nel periodo della malattia che lo ha condotto alla morte, ha intensificato la sua vita di fede e toccato profondamente il cuore di sua moglie. Nel gennaio 2020 è stata tra le personalità che hanno parlato alla Marcia per la Vita di Washington, e si è rivolta proprio ai giornalisti dicendo: «Svegliatevi Washington Post e Usa Today! È ora di smettere di mettere i diritti delle mamme contro i diritti dei loro bambini, chi fa del male ai bambini fa del male alle mamme. […] Noi pro life siamo le nuove femministe del ventunesimo secolo, svegliatevi media! Abbiamo il potere, non abbiamo paura e soprattutto non ce ne andremo». L’abbiamo raggiunta per un’intervista.
A lungo lei è stata convinta, come scrive, che il femminismo, che abbracciava la cosiddetta “liberazione sessuale”, fosse la strada giusta, quando ha cambiato opinione?
«Quando scrivevo per Cosmopolitan, dai primi anni Settanta fino agli anni Novanta, mai avrei osato anche solo pensare di mettere in discussione le mie convinzioni. Davvero credevo che quel tipo di femminismo, che includeva ovviamente anche l’aborto, fosse la strada per la libertà delle donne. Tutti i giornalisti e le giornaliste di riviste femminili che conoscevo la pensavano allo stesso identico modo. Solo dopo essere diventata cattolica all’età di 57 anni, e dopo aver iniziato a incontrare donne pro life intelligenti e libere, ho iniziato a mettere in discussione le mie convinzioni sbagliate. Ma è stato soprattutto dopo che ho parlato con un sacerdote in confessione e ho iniziato a essere guarita dalle conseguenze dell’aborto che io stessa avevo fatto, trent’anni prima, che sono stata in grado di ammettere di aver sbagliato».
Quali sono i principali errori e le principali bugie del femminismo e come mai oggi esercita ancora questo fascino sulle donne?
«Innanzitutto, non direi che il femminismo pro choice, ovvero a favore dell’aborto, affascina le donne. Piuttosto le strega. Sono state ingannate, come è successo a me, da una propaganda abilmente elaborata che veniva riversata su di loro ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette. Ciò che molte donne non capiscono è che la vecchia forma di femminismo a favore dell’aborto è stata originariamente inventata negli anni Sessanta principalmente da uomini che volevano fare sesso senza la responsabilità di dover sostenere un bambino. Se la gravidanza è interamente una scelta di lei, lui è fuori dai giochi, vero? Ottiene tutto il sesso che vuole e lei rimane sola ad affrontarne le conseguenze. Mi chiedo cosa ci sia di così empowering (termine che il femminismo usa per indicare il processo che fa in modo che le donne prendano il potere, ndr) in una donna che sottopone il suo corpo sano e giovane ad un medico abortista o alle sostanze chimiche velenose in una pillola abortiva. Il cosiddetto aborto “giusto” è stata una gigantesca truffa ai danni delle donne, fin dall’inizio».
Lei afferma che il movimento pro life rappresenta l’autentico movimento femminile del ventunesimo secolo: perché?
«San Giovanni Paolo II ha invitato i cattolici a dar vita a un “nuovo femminismo” e sono convinta che il movimento delle donne pro life stia facendo esattamente questo. I cristiani a favore della vita credono che le donne abbiano il diritto di votare, di diventare medici, di ricevere la stessa retribuzione per lo stesso lavoro. Ciò che stiamo davvero combattendo non è il femminismo in sé, ma la falsa alleanza del femminismo con aborto, contraccezione, transgenderismo e altre questioni legate al sesso. Cosa ha detto Betty Friedan, che ha lanciato la seconda fase del femminismo nel 1963 con il suo libro The Feminine Mystique (la mistica femminile), quando si chiedeva che cosa esattamente riguardasse il femminismo? Il potere? I soldi? Il sesso? L’uguaglianza? No, ha detto che riguarda l’identità delle donne. Penso che san Giovanni Paolo lo sapesse ed è per questo che ha invitato i cattolici a incarnare un “nuovo femminismo”, che riflette la nostra vera identità nelle amorevoli braccia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
Come spieghi il concetto di femminismo pro life e ancor più di femminismo cattolico, è veramente possibile essere femministe e credere in Dio?
«Assolutamente! Il problema con il vecchio femminismo, quello che abbiamo ereditato dagli anni Sessanta, è che è stato un inutile tentativo di rendere il mondo un posto migliore, ma senza Dio! Le femministe più incisive sono sempre state e sono tutt’ora cristiane. Per fare solo un esempio, Alice Paul, che ha guidato la campagna che ha dato alle donne il diritto di voto negli Stati Uniti, era una quacchera, e una delle donne che ha lavorato a stretto contatto con lei era Lucy Stone, una cattolica irlandese. Le donne abortiste continuano a sentirsi male dentro e non riescono a capire perché. Le femministe cristiane invece rimangono allegre e in pace non perché siamo più forti di loro, ma perché Dio è con noi».
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