“Ha provato di tutto, ma si stancherà”, dicevano di lui quando si è ordinato sacerdote, ma oggi afferma: “Dio aveva riservato per me questo finale. Morirò sacerdote”.
Originario di Granada, José Luis è giunto con la famiglia a Valladolid quando era piccolo, e già da giovane hanno iniziato ad affacciarsi in lui le inquietudini artistiche. “Nel 1967 è stata inaugurata l’emittente Cope a Valladolid, e mi hanno detto di guidare la parte giovanile, quella che dopo è diventata Cadena 100, intervistando i gruppi di allora”.
In seguito è stato proprietario di varie discoteche, introducendo il tecno in Castilla León; ha poi lavorato come modello e fotografo, è stato cantante in un gruppo musicale con il quale ha registrato vari dischi e ha diretto numerosi documentari per una casa produttrice nella quale è stato compagno di Pedro Almodóvar… fin quando nella sua vita è arrivata la causa di canonizzazione di Isabella la Cattolica.
In occasione del quinto centenario della morte di Isabella di Castiglia, José Luis è stato chiamato per gli atti in suo onore. “All’epoca ero come qualsiasi ragazzo normale di oggi, ma la mia famiglia era molto credente, e le origini non si scordano mai. Mentre tornavo a relazionarmi con le cose della religione ho iniziato a notare che mi sentivo molto a mio agio”.
Sulla sua vocazione ha influito anche un crimine commesso a Valladolid: “Una persona vicina a un ragazzo che aveva commesso un crimine grave venne da me chiedendomi di parlare con lui. Quel ragazzo era in carcere e gli rimordeva la coscienza per quello che aveva fatto. L’ho portato a vedere un sacerdote, Francisco Cerro, oggi vescovo di Cáceres, si è confessato e si è tranquillizzato. Questo mi ha fatto pensare molto a ciò che è la vita, a quanto sia seria”.
Poco dopo, e con l’aiuto di monsignor Cerro, è entrato in seminario, e quattro anni dopo ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale, con la convalida degli studi che aveva compiuto da giovane. Oggi José Luis Rubio Willen è parroco di vari paesi nei quali era stato imprenditore di pub e discoteche e in cui è stato accolto “con grande normalità”. Riconosce anche che “se da giovane mi sono divertito molto, continuo a divertirmi anche da sacerdote”.
Per José Luis, “per arrivare ai giovani è importantissimo il carisma, com’è sempre accaduto nel corso della storia della Chiesa. Continuo a lavorare con i giovani, quelli che oggi escono di notte, perché Dio c’è anche di notte. Dio è nel cuore delle persone. Io sono stato in quel mondo, ed è una cosa che li attira e li porta a fare domande”.
A suo avviso, i giovani di oggi sono “simili a quelli di prima, perché la gioventù ha sempre cercato e corso rischi. Per questo per arrivare a loro serve il corpo a corpo, avere grande personalità e cuore, molto carisma. Per arrivare ai giovani bisogna essere giovani come loro, aver avuto i peccati che hanno loro. Non so dove Dio condurrà la Chiesa, ma il potere dei laici deve essere sempre più importante, e la famiglia è un elemento chiave”.
Guardando indietro, José Luis riconosce: “Duravo poco nelle cose, e in seguito, quando ero già sacerdote, ho saputo il perché: quello che Dio aveva riservato per me nella mia vita era questo finale. Come con Sant’Agostino”.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]