Con 84 sì e 58 no il Senato ha approvato la legge Varchi, dal nome della prima firmataria, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia della Camera, che modifica l’articolo 12 della legge n° 40 del 2004 e rende così vietata la pratica della gestazione per altri (utero in affitto) anche se compiuta all’estero. Il testo Varchi, già approvato a Montecitorio nel luglio del 2023 con 166 sì, 109 no e 4 astenuti, riprendeva quello presentato da Giorgia Meloni nella precedente legislatura.
La maternità surrogata, già vietata in Italia, ora diventa «reato universale», cioè perseguibile appunto anche se praticata in paesi stranieri. A votare a favore del provvedimento le forze di maggioranza, Fdi, Fi e Lega, mentre hanno votato contro Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra.
Dibattito intenso in aula dove la senatrice del M5S, Elisa Pirro ha tenuto a domandare: «I colleghi maschi di maggioranza stanno dicendo che l’utero non è il mio? I miei organi sono miei e ne faccio quello che voglio». Dal Pd si è attaccata l’idea di rendere l’utero in affitto “reato universale”, come ha sottolineato la senatrice Anna Rossomando: «rendere universale il reato di Gpa» è una norma «viziata dall’irragionevolezza e totalmente disallineata rispetto alle pronunce della Corte Costituzionale, della Corte Europea dei diritti dell’uomo e della Corte di Cassazione sezioni unite civili». Anche altri delle opposizioni in queste ore puntano su quella che ritengono essere una «aberrazione giuridica», lasciando di lato la sostanza della questione e rimarcando che questa pratica appunto è già reato in Italia e non ci sarebbero le condizioni per renderlo “universale”.
Il ministro per la Famiglia e Pari opportunità Eugenia Rocella ha dichiarato che «chi si trincera dietro la retorica dei ‘diritti’ per giustificare la pratica dell’utero in affitto dovrebbe chiedersi perché invece ci sia una rete mondiale del femminismo che sostiene l’iniziativa dell’Italia e considera il nostro Paese un esempio da seguire dappertutto. Oggi con il voto del Parlamento italiano i diritti non sono stati negati, ma al contrario sono stati riaffermati e resi finalmente effettivi».
«Da oggi l’Italia non sarà più complice, neanche indirettamente», ha dichiarato Jacopo Coghe portavoce di ProVita & Famiglia onlus, «di una pratica che sfrutta il corpo delle donne come un vero e proprio “forno” con cui produrre bambini su misura come se fossero oggetti da vendere e acquistare. È chiaro che da oggi, ancor più di prima, i Giudici dovranno rigettare le richieste di trascrivere nelle anagrafi gli atti di nascita presentati da coppie che hanno affittato uteri all’estero per dotarsi di figli altrui. Esprimiamo il nostro pieno apprezzamento per le forze politiche che hanno votato a favore di questa legge di civiltà».
«Con il definitivo voto del Senato, il Parlamento ha il merito di aver optato con nettezza per i più deboli, estendendo il reato di maternità surrogata anche se commesso all’estero – così una nota di Domenico Menorello coordinatore del network di associazioni «Ditelo sui tetti». «Questa decisione corrisponde a una delle principali richieste dell’agenda pubblica “sui tetti”, perché tantissime “formazioni sociali” da tempo chiedono di dire pubblicamente che nessuno può “pretendere di essere soddisfatto attraverso il corpo di un’altra persona utilizzato come mero supporto materiale”, come scandiscono le Sezioni Unite della Cassazione nella sentenza del 30 dicembre 2022».
Soddisfazione per l’approvazione è stata espressa anche da Emmanuele Di Leo, Presidente di Steadfast, Organizzazione umanitaria in difesa dei diritti umani: «Fino ad oggi la legge 40 del 2004, prevedeva il reato di maternità surrogata, ma essa veniva aggirata commettendo il reato all’estero e, per un vuoto normativo, questo rimaneva impunito. Da oggi non sarà più così, anche se commesso all’estero il reato sarà perseguibile. Il parlamento italiano scrive così oggi una nuova pagina nel contrasto a questa abominevole pratica e siamo speranzosi che possa essere da traino per una moratoria internazionale al fine di tutelare donne e bambini e stroncare definitivamente questo mercimonio».
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