Agli occhi degli anarchici il monastero cistercense di Viaceli in Spagna appariva come un covo di reazionari e di nemici della rivoluzione. Per questo motivo, l’8 settembre 1936, nel pieno della guerra civile spagnola, il cenobio venne circondato e occupato in poco tempo. I 38 monaci della comunità furono trasferiti come prigionieri a Santander nel collegio dei salesiani.
Non contenti, gli occupanti distrussero tutte le immagini sacre presenti nel monastero. Stessa sorte capitò agli oggetti di culto.
Questo episodio fu il preludio del martirio di Pío Heredia Zubía e 17 compagni e compagne degli ordini cistercensi della stretta osservanza (trappisti) e di San Bernardo, che il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in rappresentanza di Papa Francesco, beatifica a Santander, sabato 3 ottobre.
La temporanea carcerazione dei religiosi durò alcuni giorni per qualcuno, mentre per altri si protrasse fino a dieci giorni. Grazie ai buoni uffici di qualche benefattore, i monaci poterono riacquistare la libertà. Alcuni cercarono rifugio nelle abitazioni di persone amiche, mentre la maggior parte si diresse verso Bilbao, dove la persecuzione religiosa non era così violenta come a Santander. Altri si riunirono nella città cantabrica e si divisero in tre piccoli gruppi come per formare una comunità, cercando così di proseguire la vita monastica senza dare troppo nell’occhio.
Lo stesso giorno dell’espulsione dal monastero, gli anarchici della Federazione iberica sequestrarono due di questi religiosi: il segretario Eugenio García Pampliega e Vicente Pastor Garrido. La speranza era di potersi appropriare dei soldi della comunità, che immaginavano ricca. Tuttavia, nonostante le ricerche compiute e gli interrogatori, non riuscirono a trovare niente. Allora, si accanirono sui due, imponendo loro di abiurare, ma invano. Il 21 settembre gli anarchici chiesero ai religiosi di accompagnarli in auto a Santander. A notte inoltrata, a circa venti chilometri da Viaceli, nella località Rumoroso, vennero uccisi a colpi di pistola e i loro cadaveri lasciati sul ciglio della strada.
Uno dei tre gruppi rimasti a Santander il 1° dicembre venne scoperto e i monaci conversi furono arrestati e interrogati per conoscere la loro fonte di sussistenza e la rete di aiuto. I religiosi risposero di non conoscere nulla al riguardo. Così vennero arrestati anche i membri del secondo gruppo. Il priore era padre Pío Heredia Zubía, il quale davanti ai ripetuti tentativi di carpire notizie su chi li aiutasse, oppose un netto rifiuto. Per questo subì maltrattamenti e venne sottoposto a un processo sommario. L’esito fu la sua esecuzione in odio alla fede, nella notte del 2 dicembre.
Raccontò un oblato di quindici anni, fratel Marcelino, testimone oculare, che gli altri religiosi furono fatti salire su un camion in due gruppi separati: il primo nella notte del 3 dicembre, l’altro nella notte seguente. Di questi monaci non si ebbero più notizie. Fratel Marcelino venne poi anche lui catturato e ucciso.
Il 29 dicembre un converso di voti temporali, Leandro Gómez Gil, venne scoperto dai miliziani in una casa privata: apparteneva al gruppo di monaci studenti e fratelli conversi, che si erano dispersi dopo la carcerazione di padre Heredia Zubía. La polizia anarchica lo sottopose a interrogatori e maltrattamenti. Professandosi religioso, il giorno seguente venne messo con la forza in un auto e di lui non si ebbero più notizie.
Nel gruppo di questi martiri sono state inserite anche due monache cistercensi, María Micaela Baldoví Trull e María Natividad Medes Ferris, originarie di Algemesí (Valencia), appartenenti al monastero di Fons Salutis di Algemesí. Nel luglio 1936 la comunità cistercense venne espulsa dal monastero e la badessa, suor Baldoví Trull, trovò rifugio in casa di sua sorella Encarnación. Tre mesi dopo venne scoperta e incarcerata con sua sorella nel monastero trasformato in prigione. Nella notte del 9 novembre vennero uccise sulla strada per Valencia. Si ipotizza siano state decapitate, visto che nel 1939, quando vennero rinvenuti i loro resti, trovarono le due teste separate dal corpo. Suor María de la Natividad Medes Ferris aveva trovato rifugio in casa di suo fratello José insieme con due frati carmelitani, Ernesto e Vicente. I quattro vennero incarcerati nel monastero di Fons Salutis e fucilati nella notte del 10 novembre.