Editoriale de Il Foglio
del 14 ottobre 2014,
pubblicato con il titolo
Le strane priorità di Amnesty.
Anziché delle teste di Kobane, la ong si occupa di nozze gay in Italia
Ci sono teste che rotolano a Kobane e la città curda in Siria rischia di trasformarsi in una "nuova Srebrenica", in attesa della conquista da parte dello Stato islamico e della sua pulizia etnica. Ma anziché di questo genocidio in slow motion, Amnesty International trova più urgente occuparsi di "omofobia" in Italia.
L'ammiraglia dell' umanitarismo occidentale ha realizzato una "guida per docenti" delle scuole superiori, visto che "in Italia la condizione delle persone Lgbt non ha conosciuto nessun miglioramento". L' obiettivo di Amnesty è quello di "eliminare ogni forma di discriminazione nella legislazione sul matrimonio civile per le coppie omosessuali e garantire pari diritti ai figli e alle figlie delle persone omosessuali". Dunque l' approvazione anche nel nostro paese delle nozze omosessuali. E l' introduzione di una legislazione punitiva dei "crimini motivati da discriminazione per orientamento sessuale" (il ddl Scalfarotto). Da anni ormai Amnesty International è diventata la cassa di risonanza delle più ideologiche e aggressive campagne progressiste, sia essa la lotta alla legislazione sull' aborto in Spagna o il rapporto Estrela al Parlamento europeo. Chissà cosa direbbe il fondatore di Amnesty, il cattolico Peter Benenson. Chissà se il tunisino Maurice Audin, ucciso dai paracadutisti francesi, se lo scrittore cinese "reazionario" Hu Feng, se il reverendo per l' uguaglianza fra bianchi e neri Ashton Jones, se la moglie di Pasternak Olga Ivinskaya, per citare alcune delle storiche figure difese da Amnesty, riconoscerebbero ancora la madrina dei diritti umani che un tempo si batteva per cause nobili e giuste. Un tempo.