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Le scuole cristiane fanno davvero la differenza
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18 Settembre 2020

Le scuole cristiane fanno davvero la differenza

L’istruzione cristiana? Fa la differenza, eccome se la fa. Ad affermarlo in modo chiaro, alla luce di evidenze statistiche non contestabili, è una nuova indagine sulle scuole statunitensi religiose e non, inclusiva quindi anche di quelle protestanti, a cura dell’Institute of Family Studies e dell’American Enterprise Institute. Realizzato dai ricercatori Albert Cheng, Patrick J. Wolf, Wendy Wang e W. Bradford Wilcox, questo lavoro, i cui esiti sono condensati in una ventina di pagine, appare interessante perché, di solito, il dibattito sull’istruzione privata – che in Italia è qualificata come paritaria -, si esaurisce in un’ottica meramente qualitativa e rivolta al mondo lavorativo.

La frequentazione di un istituto privato viene cioè collegata alla sola possibilità di trovare prima, poi, una occupazione o di poter più agevolmente superare futuri test d’ingresso universitari. Fermarsi a questo però sarebbe miope. Utilizzando i dati dell’Understanding America Study (UAS) – su 8.500 persone di età pari o superiore a 18 anni con alle spalle varie tipi di istruzione – e del National Longitudinal Survey (NLS) gli studiosi dell’Institute of Family Studies hanno difatti scoperto che non solo l’istruzione privata – soprattutto cristiana – ha degli effetti sulla futura dei suoi studenti, ma ha degli effetti molto positivi.

Nello specifico, si è visto come una istruzione religiosa sia collegata ad una maturità familiare più equilibrata, con gli ex studenti di scuole cristiane che, rispetto agli altri, hanno non solo maggiori probabilità di sposarsi e restare sposati, ma anche meno probabilità di avere figli fuori dalle nozze. Per l’esattezza, si è visto come gli adulti che hanno frequentato le scuole protestanti hanno più del doppio delle probabilità di avere un matrimonio intatto rispetto a quelli che hanno frequentato scuole pubbliche, mentre chi si è formato in una scuola cattolica ha il 30% in meno di probabilità di aver avuto un figlio fuori dal matrimonio rispetto a chi ha formato una scuola pubblica.

Differenze enormi che, secondo Wilcox e colleghi, più che essere dovute alla sola educazione familiare alle spalle – che comunque, intendiamoci, ha il suo bel peso – sono da interpretarsi alla luce sia degli insegnamenti morali che nelle scuole cristiane vengono com’è ovvio impartiti, sia come riflesso del condizionamento del gruppo dei pari: i giovani che frequentano le scuole pubbliche che non hanno mai avuto un rapporto sessuale sono pochissimi, circa il 15%, mentre quelli che frequentano istituti cristiani in tale condizione sono dal 38 al 75%.

Analogamente, tra i giovani iscritti ad una scuola pubblica appena il 5% va a messa la domenica o frequenta servizi religiosi, percentuale che schizza dal 21% al 60% tra i giovani iscritti ad una scuola cristiana. Questo vuol dire molto, evidentemente, perché fa sì che valori oggi impopolari – ma fondamentali nel plasmare eticamente la vita adulta – nelle scuole cristiane siano respirabili con molta più facilità; con la conseguenza che iscrivere i propri figli a determinati istituti mette questi ultimi in una condizione valoriale ben diversa rispetto ai giovani che invece, senza protezione, crescono esposti agli influssi della cultura dominante.

Per correttezza, va precisato che lo studio in questione si riferisce alla sola panoramica americana, dove l’istruzione cristiana, come detto, non è solo cattolica ma anche protestante. Sarebbe pertanto scorretto generalizzare in automatico questi esiti che, tuttavia, risultano oggettivamente molto chiari e netti. E confermano che l’istruzione cristiana fa davvero la differenza nella vita di un giovane e in quella che egli si farà una volta adulto. Chissà che questo messaggi arrivi anche ai nostri parlamentari, ahinoi così titubanti quanto di tratta di sostenere l’istruzione paritaria….

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