La preghiera cristiana è straordinariamente ricca di forme, di modalità di espressione diverse, di contenuti sempre nuovi. In nessuna religione s’incontra la varietà e la ricchezza di modelli di preghiera come nel cristianesimo. È la variegata novità dello Spirito che sempre suscita e crea.
Le forme della preghiera sono differenti a seconda dei contesti (preghiera liturgica, preghiera in famiglia, ed altri esempi già incontrati), a seconda dei fini (di lode, di ringraziamento…) oppure a seconda dei contenuti, di cui vediamo alcuni esempi.
L’invocazione al Nome di Gesù: «Non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale possiamo avere la salvezza» dice S. Pietro in Atti 4,12.
Quando il cristiano prega: «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore», riassume in sé, con semplicità, tutto quanto il messaggio di salvezza. Del resto il nome di Gesù (Yeshua) significa “Dio che salva”. Il nome di Dio che era stato rivelato a Mosè nel tetragramma sacro (JHWH, l’Io Sono) si completa ed acquista senso pieno con la nuova alleanza di Gesù (“lo sono… il Dio che salva”). Nella Filocalia, raccolta di testi ascetici del cristianesimo orientale, si legge: «Invoca il nome di Gesù affinché il tuo cuore beva il Signore e il Signore beva il tuo cuore, e così facendo diventino una cosa sola».
La preghiera mariana: Gesù è l’unico Mediatore tra noi e il Padre, e Maria ne è colma fino ad esserne “pura trasparenza”. «È a partire da questa singolare cooperazione di Maria all’azione dello Spirito Santo, che le Chiese hanno sviluppato la preghiera alla santa Madre di Dio» (CCC 2675). L’Ave Maria, il Santo Rosario, il Magnificat e la moltitudine di preghiere mariane attinte dalla Bibbia e forgiate dalla cristianità esprimono la fiducia e l’abbandono in Maria come “arante perfetta” e “figura della Chiesa” (CCC 2679). Dante osò dire:
«Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuoi grazia ed a te non ricorre, sua disianza vuoi volar sanz’ali» (Paradiso, canto 33).
Le invocazioni allo Spirito Santo: La Chiesa c’insegna che la forma tradizionale per chiedere lo Spirito è invocare il Padre per mezzo di Cristo (CCC 2671). Ma esiste anche la semplice preghiera diretta, verso il Santo Paraclito: “Vieni Spirito Santo!”. Tramite l’unzione che abbiamo ricevuto, è lo Spirito che impregna tutto il nostro essere. Non solo, ma Egli è anche «il Maestro interiore della preghiera cristiana». Di più: «È l’artefice della tradizione vivente della preghiera» (CCC 2672).
Pregare con la Bibbia: Vi sono innumerevoli modi di pregare con la Bibbia: leggendola in gruppo, o recitando i Salmi, o usando le stesse preghiere di Gesù nei Vangeli: in tal caso la nostra preghiera ha anche effetto di catechesi.
Uno dei metodi più importanti è la lectio divina, che consiste nella lettura meditata accompagnata da un ascolto orante. Sebbene codificata nel medioevo dal monaco certosino Guigo (che ne formulò le tappe più importanti: statio, lectio, meditatio, oratio, contemplatio, actio), possiamo dire che la prima “Iectio divina” fu quella di Gesù dodicenne fra i dottori del tempio, come del resto tutte le volte in cui egli commentò e spiegò le Scritture: agli apostoli, nel discorso della montagna, ai discepoli di Emmaus. L’ardere del cuore nel petto, suscitato negli ascoltatori, era segno che l’ascolto si tramutava immediatamente in anelito di preghiera, in inno del cuore suscitato dallo Spirito.
La preghiera esorcistica: «Quando la Chiesa domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l’influenza del Maligno e sottratto al suo dominio, si parla di esorcismo. Gesù l’ha praticato; è da lui che la Chiesa deriva il potere e il compito di esorcizzare» (CCC 1673). In senso ampio ogni preghiera ed ogni sacramento sono “esorcistici” («liberaci dal male», «rinuncio a Satana»…), ma esiste anche il cosiddetto “grande esorcismo”, come si usa nei casi di autentica possessione, che può essere praticato solo dai sacerdoti autorizzati. Ogni credente può però formulare preghiere di liberazione nella lotta a cui siamo chiamati «contro i Principati e le Potestà» del male, «contro i domina tori di questo mondo di tenebra», come scrive San Paolo (Ef 6,12).
La preghiera per i defunti: Già nell’Antico Testamento si narra dei lutti che venivano fatti per i defunti, come alla morte di Aronne (Nm 20,30) o quella di Mosè (Dt 34,8). Nel secondo Libro dei Maccabei si legge che Giuda Maccabeo chiese al popolo di pregare per i soldati deceduti in peccato, e tutti «ricorsero alla preghiera, supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato» (2Mac 12,42).
Anche nel cristianesimo prosegue l’uso di pregare per i defunti, che ancora possono salvarsi grazie all’intercessione della Chiesa.
Poiché «sono anch’essi membri della medesima comunione dei santi, noi possiamo aiutarli, tra l’altro, ottenendo per loro delle indulgenze, in modo tale che siano sgravati dalle pene temporali dovute per i loro peccati» (CCC 1479). Anche fra i cristiani ortodossi si ritiene che i defunti ricambino con grazie speciali.
La preghiera al Sacro Cuore: «La preghiera della Chiesa venera e onora il Cuore di Gesù» (CCC 2669) perché «soltanto il cuore di Cristo, che conosce le profondità dell’amore di suo Padre, ha potuto rivelarci l’abisso della sua misericordia in una maniera così piena di semplicità e bellezza» (CCC 1439). Accanto a questo cuore divino, la cristianità ama contemplare anche l’immacolato Cuore di Maria.
Non si tratta di sentimentalismo devozionale o di “sacrocuorismo”, ma di sensibilità dell’anima all’amore, di ricerca verso quel centro da cui scaturisce ogni salvezza. Mille sono le espressioni della preghiera, perché «vi sono tanti cammini di preghiera quanti sono coloro che pregano, ma è lo stesso Spirito che agisce in tutti e con tutti» (CCC 2672). (di Stefano Biavaschi, IL TIMONE N. 82 – ANNO XI – Aprile 2009 – pag. 61)
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