III DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C
Il tempo liturgico dell’Avvento è ormai inoltrato: è opportuno che ci si interroghi su che cosa è successo in noi, su quali spazi si sono aperti per accogliere il Signore, per farlo diventare la ragione ultima della nostra vita. La vita spirituale necessita di una vivacità che renda evidente l’opera della grazia in noi. In questa terza domenica di Avvento cerchiamo di comprendere che cosa in noi si oppone alla manifestazione di Dio, alla sua venuta, alla sua azione di salvezza. Ci è di aiuto la straordinaria figura di san Giovanni Battista: non c’è fede senza conversione.
Le folle, i pubblicani e i soldati. Davanti agli occhi del Battista ci sono molte persone: a tutte Egli indica con forza la strada da percorrere per vivere una conversione che sia reale conseguenza del battesimo ricevuto nel fiume Giordano. Impressiona, in particolare, la concretezza delle indicazioni. Non si tratta di generici richiami alla bontà, all’ascolto o alla solidarietà: si tratta di vere e proprie correzioni, anche dolorose e persino umilianti. La grazia di Dio non è solo consolazione: molti si illudono che la salvezza sia stare meglio con se stessi, sentendosi compresi e accettati, addirittura valorizzati. La vera conversione è la disponibilità a essere fatti nuovi dalla volontà di Dio, dalla sua grazia, dalla sua forza. L’Avvento è il tempo della grazia che viene a farci nuovi con la forza della presenza di Dio. In questi giorni che ci separano dal Natale lasciamoci convertire, anche nei piccoli dettagli della nostra vita, accettando che solo in Dio c’è pienezza e salvezza.
Giovanni Battista. Da sottolineare è la straordinaria umiltà di Giovanni che riesce a spostare l’attenzione su Colui che deve venire, senza mai lasciarsi tentare nell’assumere il ruolo di protagonista. È necessario interrogarsi molto sulla strana tentazione che colpisce in particolar modo coloro che rivestono ruoli di responsabilità, soprattutto nella Chiesa. Le logiche del consenso, del riconoscimento, del plauso e della popolarità spingono lontano dal centro della vita Colui che ha la forza per starci. È facile pensarlo in riferimento alla Chiesa: le molte stravaganze, le diverse ostentazioni di falsa umiltà e la cura narcisistica per la dimensione comunicativa nascondono la pretesa di saper stare al centro, di essere la risposta a tutto, di offrire la strada. Non è diverso per la coscienza personale. La fede, tuttavia, è altra cosa: è mettere al centro Gesù Cristo, accettando che ogni cosa sia nelle sue mani, sottomessa al suo giudizio, affidata alla sua sapienza. Giovanni si inchina a questa grandezza: lo sappiamo fare anche noi?
Il tempo di Avvento ci chiama alla conversione del cuore e alla pienezza della fede: solo il Signore Gesù sa guarirci con la sua misericordia e con la straordinaria grandezza della sua grazia.
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